Travolta dall’onda nera, anche se non completamente sommersa dalla marea di voti per Alternative für Deutschland. Il giorno dopo le elezioni nei suoi due Stati-chiave, la Germania dell’Est fa i conti con la «svolta» dell’ultradestra, peraltro prevista da tutti i sondaggi degli ultimi sei mesi.

SULLA CARTA, I VINCITORI delle urne sono la Spd in Brandeburgo (con il 26,2% dei voti) e la Cdu in Sassonia (32,1%): i due governatori uscenti celebrano il rinnovo del mandato e ancor prima il mancato sorpasso dei nazional-populisti. In pratica e politicamente, invece, l’unico vero trionfo è quello di Afd, capace di raggiungere la stratosferica quota del 27,5% a Postdam (+11,3 rispetto al 2014) e del 23,5% a Dresda (+17,7).

Un boom di consensi mai registrato prima, tale, di fatto, da sancire la fine della Linke come Volkspartei nella ex Ddr. In Brandeburgo si chiude infatti l’era del governo «rosso-rosso» con la Spd, mentre a Dresda la spaventosa emorragia dei voti si traduce nel 10,7%: quasi la metà delle preferenze di cinque anni fa. Schede alla mano, significa esattamente il 7,9% in meno in Brandeburgo e l’8,5% Sassonia in confronto alle elezioni precedenti.

«QUESTI NUMERI FANNO MALE» ammette Katja Kipping, co-segretaria della Linke, prima di rammaricarsi metaforicamente sopratutto per la «sua» terra. «Avrei voluto più vento in poppa per una Sassonia solidale» riassume la leader nata a Dresda.

Festeggiano, al contrario, i Verdi cresciuti in modo rilevante in entrambi gli Stati: 10,8% in Brandeburgo (+4,6 rispetto al 2014) e 8,6% in Sassonia (+2,6); anche se il risultato è lontano anni-luce dallo schema che lo scorso 14 ottobre aveva convinto il 17,5% degli elettori della Baviera. Fuori da ambedue i Parlamenti, invece, i liberali, aumentati non abbastanza per superare lo sbarramento del 5%: a Postdam, Fdp non supera il 4,1% dei consensi (+2,6) mentre a Dresda raggiunge appena il 4,5% (+0,7).

NUMERI DEFINITIVI sotto tutti i punti di vista, in grado di riflettere la cifra del cambiamento nel «profondo Est» della Bundesrepublik. Anche se i partiti storici, con buona pace delle peggiori previsioni, accusano il colpo ma sono tutt’altro che scomparsi.

La Cdu, ora nelle mani di Annegret Kramp-Karrenbauer, è costretta a misurarsi nella nuova dimensione ridotta. Archiviata la scontata vittoria del primo ministro sassone Michael Kretschmer, in Brandeburgo i democristiani sono il terzo partito grazie al 15,6% dei consensi.

Tradotto, vuol dire la garanzia di un posto al tavolo delle trattative dell’ipotetica coalizione con socialisti e Verdi, che dovrebbe sostituire la giunta Spd-Linke. A meno, naturalmente, di virate dell’ultimo momento in direzione di una «GroKo» socialdemocristiana.

Un risultato miliare, dunque, ma solo se si finge di dimenticare che l’Union ha incassato ben il 7,4% in meno dei voti di un lustro fa. «Sono contento del risultato molto buono, ma anche preoccupato per l’inquietante risultato di Afd» scandisce Dietmar Woidke, governatore socialdemocratico di Potsdam, soddisfatto perché «c’è ancora un partito di cui la gente si fida: la Spd del Brandeburgo».

MERITO DEL «PROGRAMMA pieno di contenuti» che, tuttavia, non impedisce che il Land alle porte di Berlino risulti spaccato esattamente in due. La mappa del voto per circoscrizione restituisce un vero e proprio muro elettorale: l’Ovest dello Stato rimane colorato del «vecchio» rosso mentre l’Est ora è completamente dipinto del «nuovo» azzurro degli Alternativi di destra.

PROPRIO COME IN SASSONIA, dove le province occidentali hanno votato Cdu e le orientali Afd. Un bel problema per il governatore Kretschmer, che ha perso il 7,3% del consenso mentre i suoi alleati della Spd si sono fermati al 7,7% (-4,7), dietro alla Linke che si è fermata al 10,4%. Comunque, «domenica è stata una buona giornata» ribadisce il presidente della Sassonia, pur consapevole che le urne hanno rottamato la sua ex «GroKo» con la Spd. Da soli a Dresda socialdemocratici e democristiani non hanno più la maggioranza per governare, al punto che per la prima volta in Sassonia si profila l’alleanza di tre partiti.

In testa l’ipotesi di «Coalizione Kenya» (Cdu, Spd, Verdi), ai sensi del nuovo corso all’Est, di cui si attende la prossima conferma: il 22 settembre si vota nella «rossa» Turingia, la roccaforte della Linke che qui governa con i Verdi. La Sinistra nei sondaggi resiste dall’alto del 26%, ma Alternative für Deutschland è già ben oltre la fatidica soglia del 20%.