L’anno scorso era successo al produttore di Last Men in Aleppo – Kareem Abeed – il documentario sui Caschi bianchi in Siria di Firas Fayyad candidato all’Oscar. Ad Abeed, a causa del «Muslim Ban» di Trump, era stato negato il visto per raggiungere Los Angeles e partecipare alla cerimonia.

Quest’anno invece è il turno del produttore di Of Fathers and Sons di Talal Derki – un altro documentario candidato all’oscar e anch’esso ambientato in Siria – Hans Robert Eisenhauer, per un motivo se possibile ancor più assurdo. Direttore della casa di produzione berlinese Ventana Film, in quanto cittadino tedesco Eisenhauer non avrebbe bisogno di un visto per visitare gli States – ma la situazione si complica a causa di una legge del 2016 che abolisce questo privilegio per chi ha visitato i Paesi nel «mirino» degli Usa (Iran, Iraq, Yemen, Sudan, Siria, Somalia e Libia – gli stessi colpiti dal «Muslim Ban»).

E EISENHAUER nel 2016 è stato in Iraq, proprio nel corso di un sopralluogo per la produzione del film di Derki, che ha debuttato l’anno scorso al Sundance dove ha vinto il Gran premio della giuria. Al produttore, a causa del suo viaggio in Iraq, non era stato permesso di partecipare al Festival e così – ha raccontato a «Variety» – quando ha saputo della nomination agli Oscar ha fatto subito richiesta di un visto. Ma dopo un colloquio all’ambasciata Usa, Eisenhauer dice di aver ricevuto una mail in cui gli si chiedeva conto di tutti i suoi viaggi nel corso degli ultimi 15 anni. Una sua lettera all’ambasciatore statunitense in Germania è rimasta senza risposta. «Sto aspettando – ha detto – ma a questo punto non credo che riuscirò a partecipare agli Oscar».