«Che il processo sia l’occasione per giudicare un pezzo di storia europea e per rimettere al centro i principi democratici su cui si fondano le nostre costituzioni». Non è passata neanche un’ora da quando il gup di Palermo Lorenzo Jannelli ha pronunciato la sentenza che rinvia a giudizio Matteo Salvini per la vicenda Open Arms e il fondatore della ong spagnola già ragiona sul significato che, al di là delle eventuali responsabilità penali, potrebbe assumere il processo. Certo, non manca la soddisfazione per l’esito dell’udienza preliminare: «Siamo felici per tutte le persone che abbiamo tratto in salvo durante la missione 65 (oggetto del procedimento, ndr) e in tutti questi anni», twitta la ong che ha sede a Barcellona. Ma la questione è un’altra: «Violare un diritto fondamentale come quello della protezione degli esseri umani in mare per fare propaganda politica è vergognoso e mi fa male come soccorritore», spiega Camps. «E’ assurdo che nel 21esimo secolo si sia accettato di mettere in discussione la protezione delle vita e della dignità delle persone».

L’impressione è che il 15 settembre prossimo, data di inizio del processo, sul banco degli imputati non ci sarà solo il leader della Lega ma le politiche di chiusura nei confronti dei migranti adottate dall’Italia quando Salvini era ai vertici del Viminale. «La cosa importante è che viene in qualche modo ripristinato qualcosa che mai dovrebbe essere violato, il rispetto delle persone», ribadisce il presidente di Open Arms, Riccardo Gatti. «Non si può utilizzare il potere, l’interesse politico, le azioni prepotenti per proprio beneficio facendo male a persone che come società dovremmo difendere, bisognose, naufraghi».

Soddisfazione per l’esito dell’udienza preliminare viene espressa anche da Legambiente Sicilia, parte civile nel processo. Con la premessa – doverosa – che la decisione di rinviare a giudizio l’ex ministro è solo il primo passo per accertare quanto avvenne ad agosto di due anni fa. «Non c’è stata nessuna condanna e neppure una assoluzione – spiega il presidente Gianfranco Zanna – Soltanto si farà giustamente un processo per sapere se , dal punto di vista penale, l’ex ministro degli Interni Matteo Salvini ha delle responsabilità, perché nessuno è al di sopra della legge. Ma sicuramente – aggiunge però Zanna – oggi il senatore Salvini subisce una pesante sconfitta, soprattutto la sua arroganza e il suo cinismo».

Improntato al garantismo anche il commento del sindaco di Lampedusa Totò Martello: «Il rinvio a giudizio di Matteo Salvini è un problema che riguarda la magistratura per la quale evidentemente l’allora ministro non a rispettato la legge. Tuttavia c’è sempre la presunzione di innocenza e va rispettata», è il ragionamento di Martello. Per il quale, però, «il rinvio a giudizio è la constatazione che anche i giudici ritengono che abbia sbagliato, è una ulteriore conferma di quello che è avvenuto nell’anno in cui Salvini era a capo del Viminale». Cauto anche il commento di Mimmo Lucano: «Io non ho mai soddisfazione quando qualcuno finisce a giudizio, anche se si tratta di una persona che ha una visione lontana dalla mia», dice l’ex sindaco di Riace. «Al di là degli aspetti processuali spero che questo serva a Matteo Salvini per riflettere. Spero che in parte possa comprendere le sofferenze degli altri».

Per il deputato di LeU e presidente della commissione di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, Erasmo Palazzotto, il rinvio a giudizio di Salvini segna «la fine di una stagione illegittima e disumana». «E questa – afferma Palazzotto – è la cosa importante: che i diritti fondamentali delle persone non vengano violati».