Nelle ore seguenti la morte di Margaret Thatcher, il primo ministro che ha servito più a lungo la Gran bretagna nel ventesimo secolo, molti termini contraddittori sono stati usati per descrivere ciò che lascia in eredità. Tuttavia, c’è un consenso diffuso tra i commentatori inglesi, era ammirata da tutti per la sua forza di convinzione. Aveva dei principi. Si batteva per le sue idee.

Non veniva influenzata nelle sue decisioni da oppositori o nemici, dal tentativo del generale Galtieri di riprendersi le Falklands/Malvinas, da Jacques Delors in Europa, o da Arthur Scargill nelle proteste dei minatori. Il modo in cui la ricordiamo è determinato in un certo senso dal momento che viviamo, seguente tre decadi in cui le sue principali politiche economiche, privatizzazioni, libero mercato, riduzione del potere dei sindacati sono stati accettati da tutti i governi, inclusi soprattutto, quelli New Labour.

Questo consenso è così sorprende che mrs Thatcher è stata, senza dubbio, il più controverso primo ministro inglese del dopo guerra, è stata amata o osteggiata in egual proporzione. Di sicuro ha fatto la storia. In realtà, lei è una dei pochi politici che ha ottenuto un ‘ismo’, legato al suo nome. È significativo che il “thatcherismo” è stato più di un insieme di politiche o di visioni di un singolo politico. Nelle parole di Stuart Hall, il pensatore e sociologo gramsciano, il thatcherismo è stato un “progetto egemonico” che ha aiutato a legittimare il consenso sullo stato sociale nel dopo guerra, permettendo le legittimità politica e intellettuale per la “nuova” destra per il libero mercato. Lei ha messo in pratica le idee di Milton Friedman in una critica profondamente radicale di politiche keynesiane e ha applicato privatizzazione su larga scala dei principali servizi pubblici e riforme sindacali. Tutte queste politiche sono state in seguito approvate dal New Labour.

È evidente che tra i politici britannici, le opinioni più controverse sono venute dall’Irlanda del Nord. Con Thatcher, non c’è stato nessun compromesso con Sinn Fein. I repubblicani irlandesi sono stati banditi dai media e chi tra loro ha partecipato allo sciopero della fame è morto in carcere. Gli scontri per la poll-tax, le violenze urbane di Brixton, Toxteth e altrove, il conflitto industriale e le crescenti disuguaglianze sono state la testimonianza della natura controversa del suo governo.

La misura del suo impatto sulla politica inglese è che c’è stato un dissenso minimo nel celebrarla tra i politici del New Labour. Questo è il segno della debolezza politica della sinistra inglese e la sua incapacità di costruire un progetto politico alternativo. La modernizzazione di Blair si è essenzialmente limitata a riformare il suo partito e la società. Il consenso thatcheriano è continuato nei successivi governi New Labour.

È importante come ricorderemo Thatcher nel futuro politico inglese. David Cameron ha sostenuto che ha salvato la Gran Bretagna e senza dubbio tenterà di usa la sua eredità per ricostruire la sua fortuna elettorale. Ma, quando è stato eletto leader ha cercato di distanziarsi dalle politiche di Thatcher. Lei ha proposto la “big society” mentre diceva che “non esiste una società. Per la sinistra, d’altra parte, come reagirà sarà altrettanto importante. La lingua vittoriana di Thatcher fatta di “scrocconi” e “poveri meritevoli” risuona nella discussione del presente governo tra chi è “tra le nuvole” o “lotta”.

L’era Thatcher ha anche visto i più grandi conflitti, con la sconfitta dei minatori nel 1985. La Gran bretagna è in profonda recessione di nuovo con nuovi attacchi al welfare e crescenti disuguaglianze. Labour, sebbene guidino i sondaggi, devono ancora definire un’alternativa convincente. Queste crisi sono anche opportunità e la sinistra ha ora la possibilità di ripensare alla sua storia, di aprire un dibattito sull’eredità “New Labour”, e nel fare questo comunicare alla gente la verità sulla vita nella Gran Bretagna dell’epoca Thatcher.

*Giornalista e scrittore, insegna alla Open University (Uk). Collabora con «Financial Times», «Open Democracy», «Soundings». Traduzione di Giuseppe Acconcia