«Dall’ecografia si è visto un maschietto: scherzando con la mamma e il papà, entrambi del Sudan, avevo detto che se fosse stata una femmina l’avrei presa come fidanzata».

La donna incinta, che ora si trova nell’hotspot, fa parte del gruppetto di migranti assistiti sabato scorso da Vincenzo Morello, medico delegato nel porto di Pozzallo, l’unico a salire, assieme a una collega e un infermiere di una ambulanza del 118 giunta da Rosolini (Rg), sul cargo danese Alexander Maersk, da cinque giorni fermo a tre miglia dalla stazione marittima in attesa dell’autorizzazione del governo per l’approdo. A bordo della nave-merci ci sono 105 persone: due donne, un uomo e due bambine sono stati prelevati dalla portacontainer e trasferiti a Pozzallo, dopo l’allarme ‘medevac’ per le loro condizioni di salute.

Dottore, come stanno le persone soccorse?
Ora sono tutti in buone condizioni, la donna incinta è monitorata ed è felice, così come il marito, di avere saputo che avrà presto un maschietto. La bambina di 8 anni che era disidratata è migliorata. Dopo le cure in ospedale sono stati portati nell’hotspot. La bimba chiede alla mamma quando potranno riunirsi con il papà e il fratellino: ieri ho pranzato con loro scherzando un po’, nel tentativo di alleviare le loro sofferenze.

È stato un intervento difficile?
È durato tre ore, dalle 14 alle 17. Il problema maggiore è stato salire e poi scendere dal cargo: dieci metri di paratia, con una scala in corda e sei file di container.

Quali sono le condizioni dei migranti rimasti a bordo?
Abbiamo avuto l’ordine di controllare solo chi stava male nell’ambito della procedura ‘medivac’ (evacuazione medica): ci siamo presi carico della donna incinta, seguita dal marito, e della bambina di 8 anni disidratata, accompagnata – poiché minore – dalla mamma e dalla sorella di 2 anni che la donna allatta ancora. Il marito e un altro figlio di 5 anni invece sono rimasti sul cargo. In questo momento dunque la famiglia è separata, speriamo che il capitano della nave danese riceva presto l’ok per lo sbarco.

Ha visto almeno gli altri migranti?
Mentre intervenivo hanno attirato la mia attenzione chiamandomi ‘doctor’ un signore con un grosso ascesso sulla schiena e due ragazze somale, ma non rientravano nell’allarme ‘medevac’, quindi non ho potuto far nulla. Sulla nave non c’è molto spazio, ho intravisto alcune persone, egiziani e nordafricani, che si riparavano sotto i container, stanno lì da giorni. Il comandante ha aperto per alcuni una stanza, ma più passa il tempo e più le condizioni per queste persone diventano difficili, costretti all’aperto tra sole e pioggia. Il cargo non è attrezzato per trasportare persone.

Sa dov’era diretto?
Il capitano ha riferito che la loro missione era quella di scaricare i container a Malta, ma arrivati in prossimità dell’approdo le autorità maltesi hanno negato l’autorizzazione dopo avere appreso che a bordo c’erano dei migranti. Il cargo li aveva soccorsi mentre era in navigazione proprio verso Malta: lo ha fatto con l’aiuto di una ong che per fortuna è intervenuta a supporto con la propria imbarcazione. Vi garantisco che non è semplice salire su quel cargo, lo dico sulla base della mia esperienza ventennale avendo operato su velieri, gommoni, motovedette, navi militari e assistito oltre 150 mila migranti, senza contare i tanti morti.

Ha ricevuto altre richieste di evacuazione medica?
C’è stato solo un pre-allarme, ma poi mi hanno avvisato che l’equipaggio del cargo era stato autorizzato da Roma a somministrare tachipirina alle persone che non stavano bene.

Che idea si è fatta di questa situazione?
Ho le mie opinioni, ma sono un medico. Posso solo augurarmi che arrivi presto l’autorizzazione allo sbarco.