Ambientato in un villaggio del Kirghizistan, Il primo maestro è una storia d’amore scritta da Tschingis Aitmatov. Pubblicata nel 1961 e tradotta in numerose lingue, ora è stata data alle stampe da Marcos y Marcos nella traduzione dal russo di Guido Menestrina (pp. 122, euro 15,00). Questo romanzo è tra i capolavori della letteratura dell’Asia Centrale in epoca sovietica. Classe 1928, l’autore è una delle figure di massimo spicco del popolo kirghiso: ministro di Gorbaciov durante la Perestrojka, ambasciatore della Kirghisa in Lussemburgo e in Belgio, come diplomatico ha sostenuto le cause e le battaglie delle minoranze etniche presso le Nazioni Unite. Ambientalista e pacifista, ha sempre messo al centro l’istruzione, anche femminile. E infatti in questo romanzo breve la voce narrante è una studiosa affermata che, dopo decenni, torna nel paese dov’è nata. Orfana, Altynai è cresciuta con gli zii che, raggiunta la pubertà, la vendono a un nomade vecchio, grasso e ubriacone che la prende come seconda moglie.

In un mondo dove le donne sono state per secoli sottomesse, Aitmatov dà voce alle spose bambine: «Ero una ‘tokol’, ossia ‘seconda moglie’. Oh, come odio questa parola! Chi, in quali tempo disperati, l’ha inventata! Cosa può esserci di più umiliante della condizione di seconda moglie contro la propria volontà, schiava nel corpo e nell’anima?» Dopo queste esclamazioni, l’autore dà ancora la parola alla protagonista Altynai: «Alzatevi, disgraziate, dalle tombe, alzatevi, fantasmi rovinati, profanati, privati dell’umana dignità di donna! Alzatevi, martiri, scuotete la nera oscurità di quei tempi! Lo dico io, ultima di voi a passare la soglia di questo destino!» A cambiare il destino di Altynai sarà un giovane maestro appassionato, che le spalanca le porte della conoscenza ed è pronto a sacrificare la propria vita per darle l’opportunità di studiare in città.

Il maestro si chiama Djujšen e arriva nel villaggio, dove Altynai abita con gli zii, vestito con un cappotto militare. A mandarlo fin lì è il Konsomol, ovvero l’organizzazione che raccoglie i giovani comunisti in Unione sovietica. Come in Turchia e come sarebbe successo in Iran a partire dal 1963, per portare l’istruzione nelle aree più remote della nazione le autorità di Mosca utilizzano i ragazzi in servizio di leva che hanno ricevuto una qualche forma di alfabetizzazione. Oltre che insegnare a leggere e scrivere, è loro compito costruire la scuola.

Poco più che analfabeta, Djujšen rimette quindi in sesto una vecchia stalla per ricavare l’aula dove tenere lezione. E ogni mattina va a prendere gli allievi, casa per casa. Ma il compito più arduo è contrastare le tradizioni, il pregiudizio, il degrado. Per poter promuovere la modernità, la libertà e la bellezza.

Dello stesso autore, Marcos y Marcos aveva pubblicato i romanzi Melodia della terra e Il battello bianco. Entrambi ambientati in aree remote della Kirghisia. Da leggere in questi mesi, per preparare il prossimo viaggio in Asia Centrale