«Un regalo per il nuovo anno». Così il primo ministro ucraino Mykola Azarov ha definito l’accordo firmato da Viktor Yanukovich e Vladimir Putin martedì a Mosca. La Russia ha tagliato notevolmente il costo del gas (da 400 a 268 dollari per mille metri cubi) e garantito l’acquisto di titoli di stato ucraini per un valore di quindici miliardi di dollari. Un valore tutt’altro che marginale: è infatti il sette per cento del Pil dell’ex repubblica sovietica.

Il premier ucraino Mykola Azarov, nel corso della riunione del suo gabinetto, tenutasi ieri, ha sostenuto che l’intesa aiuta il paese a coprire i buchi finanziari, scongiurando la bancarotta e ponendo le basi per la ripresa. Più che ai colleghi di governo s’è rivolto ai manifestanti, inchiodati sulla piazza da ormai un mese, cercando di blandirli con la storia che gli accordi di Mosca sono un ricco bottino di cui godranno tutti i cittadini.

Ma i dimostranti ancora in piazza a Kiev non sono di questo avviso. Qualcuno dice che i soldi di Putin serviranno solo a Yanukovich e alla sua campagna per le presidenziali di inizio 2015. Altri, molti altri, credono che il presidente abbia trattato sottobanco, in cambio del salvataggio finanziario, l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione eurasiatica – «una piccola Unione sovietica» secondo i critici – che Putin vuole lanciare nel 2015 e che, al momento, ha la forma di uno spazio doganale a tre tra Russia, Kazakhstan e Bielorussia. Nei prossimi mesi dovrebbe aggiungersi l’Armenia.

È proprio sulla base di questi sospetti che martedì la piazza s’è nuovamente gonfiata. Nel fine settimana potrebbe tenersi un’altra grande adunata, con i leader dell’opposizione pronti a darsi da fare e a farsi sentire internazionalmente.

Tra questi c’è naturalmente anche Oleh Tyahnybok, capo degli ultranazionalisti di Svoboda, spesso bollati come antisemiti. Il che ha portato alcune associazioni ebraiche americane a criticare il senatore John McCain, che nei giorni scorsi è stato a Kiev e ha conferito tra gli altri, stringendogli la mano, proprio con Tyahnybok.

Intanto, l’Europa accoglie in parte con freddezza il patto Putin-Yanukovich. Angela Merkel, nel discorso d’insediamento del suo terzo cancellierato, pronunciato martedì, s’è detta contrariata per la decisione di Yanukovich, ma ha detto anche che l’Unione europea ha ancora delle carte da giocare e la discussione sugli Accordi di associazione, rifiutati da Kiev il 21 novembre scorso, può ripartire. Intanto, però, c’è una sola certezza: per ora Yanukovich ha scelto di scegliere i soldi dei russi.