In Brasile, Temer è sempre nel mirino della magistratura. La Procura generale ha presentato alla Corte suprema una denuncia contro di lui per «corruzione passiva».

Il presidente de facto che governa a seguito di un golpe istituzionale realizzato un anno fa contro Dilma Rousseff è accusato di aver «ostacolato le indagini»; per aver omesso di comunicare alle autorità le manovre finanziarie scorrette di cui era al corrente. Tutto si è messo in moto dopo la diffusione di un video da parte di O Globo in cui lo si ascoltava avallare l’invio di una valigetta di denaro diretta al principale artefice del golpe contro Roussef, l’ex presidente della Camera Eduardo Cunha, che sta scontando 15 anni per vari reati. Secondo la registrazione, il denaro – proveniente da un grande imprenditore di carne – sarebbe servito a comprare il silenzio di Cunha che quando venne arrestato aveva minacciato di far saltare l’intero sistema di corruzione che pervade il quadro politico brasiliano, evidenziato dall’inchiesta Lava Jato.
Temer ha negato, ma nei giorni scorsi la polizia brasiliana ha confermato l’autenticità della registrazione e ha consegnato un fascicolo alla Corte Suprema. La denuncia dovrà ora essere esaminata dal giudice Edson Fachin, istruttore del caso alla Corte suprema, il quale deciderà se rimetterla al Parlamento, che avrà l’ultima parola in materia costituzionale e deciderà se Temer dovrà essere sospeso dalle sue funzioni per 180 giorni.

È la prima volta che un presidente nel pieno esercizio del potere è formalmente accusato di reati penali. Secondo il Procuratore generale Rodrigo Janot, Temer avrebbe usufruito di «vantaggi illeciti» dal gruppo Jbs che si presume negoziasse con il suo ex assessore Rodrigo Rocha Loures, ora in carcere per corruzione. Anche per la Polizia federale esistono «seri indizi» di un «vigoroso» coinvolgimento di Temer in atti delittuosi. Indizi che derivano dalleparole di alcuni dirigenti della Jbs che hanno confessato di aver corrotto il presidente fin dal 2010 e che si sono prestati alla registrazione dell’audio diffuso da O Globo.

Nella registrazione, Temer ascolta in silenzio e poi approva le dicisioni fraudolente del dirigente di Jbs, Joesley Batista, lo scorso marzo: quindi nel pieno delle sue funzioni, il che lo espone al rischio di un processo penale. Se il giudice Fachin decidesse di procedere, la decisione finale verrà presa dal Parlamento che la analizzerà dapprima nella Commissione di Costituzione e Giustizia, e poi nella plenaria della Camera. Se i deputati avallano la denuncia con una maggioranza dei due terzi, Temer verrà sospeso dalle funzioni per 180 giorni e l’interim verrà assicurato dal presidente della Camera, Rodrigo Maia. Se il presidente venisse condannato, Maia dovrà convocare le due camere per eleggere in forma indiretta chi deve completare il periodo presidenziale, che si conclude il 1 gennaio del 2019.

Tutto verrebbe invece annullato se i deputati rifiutassero la denuncia, il che obbligherebbe la Corte suprema ad archiviare il caso.

Intanto, movimenti e sindacati affilano le armi per un nuovo sciopero generale, indetto per il 30 giugno. Temer nel frattempo cerca di non perdere gli alleati per restare in sella e portare a termine i piani neoliberisti (riforma delle pensioni e del lavoro) che per il momento sono bloccati al Senato. La piazza preme per arrivare ad elezioni dirette e anticipate. Lula da Silva resta il candidato più gradito nei sondaggi per le elezioni del 2018. «Non parteciperemo a elezioni indirette», ha detto Gleisi Hoffmann, neo presidente eletta del Partito dei lavoratori.