«L’unica cosa sicura è che Rossi non lo voto…». Al bar fuori da Careggi sono infatti in molti i medici col dente avvelenato nei riguardi del governatore toscano, reo di aver esercitato tutta la propria moral suasion e anche di più per imporre al policlinico fiorentino il discusso chirurgo toracico Paolo Macchiarini; poi finito nell’occhio di un ciclone giudiziario con l’accusa di aver manipolato le liste di attesa dei pazienti e che oggi opera in Russia. Ma prima e più di eventuali responsabilità penali i camici bianchi contestano l’attendibilità scientifica di Macchiarini, nel mirino di ben due inchieste del Karolinska Institutet di Stoccolma, quello che assegna il Nobel per la medicina, dove aveva operato negli anni scorsi con procedure e esiti oggi messi fortemente in dubbio. Il professor emerito Bengt Gerdin dell’università di Uppsala, nominato dal Karolinska a indagare, accusa infatti Macchiarini di «cattiva condotta scientifica per la presentazione di dati fabbricati» e non solo, come si evince dalle discrepanze tra i risultati pubblicati – sulla rivista The Lancet, che al momento si dichiara «non in grado di commentare» – e le condizioni effettive dei pazienti. Un caso che, dato il prestigio di pioniere del trapianto di trachea riscosso da Macchiarini, è giunto sotto la lente critica di Nature e del New York Times.

L’alba della vicenda risale infatti al 2008, quando il viareggino Macchiarini conquista le ribalta medica e mediatica per il primo trapianto di trachea senza farmaci antirigetto realizzato a Barcellona e l’allora assessore alla sanità Rossi lo invita a tornare nella patria Toscana per realizzare a Careggi un Centro europeo di ricerca toracica con stanziamento di 400 mila euro. Ragion per cui alla facoltà di medicina viene proposto di dare anche una cattedra da ordinario per chiara fama al chirurgo. Ma qui comincia anche la contesa tra coloro che per Macchiarini e i suoi promotori son solo «baroni» invidiosi e che a loro volta ne contestano l’attendibilità curricolare e scientifica. «Abbiamo mandato a Rossi un dettagliato promemoria con le firme in calce, ma senza esser mai stati considerati né consultati», ricordano i cattedratici che visto il risultato scontato del voto toscano oggi preferiscono l’anonimato. Nel 2009 il consiglio di facoltà boccia comunque l’attribuzione della cattedra. Macchiarini intanto continua a operare tra Stoccolma e Firenze, non senza rimostranze per la gestione di Careggi; ed è in questo frangente che nasce l’inchiesta della finanza sull’attività pubblico/privata e la gestione delle liste d’attesa da parte del chirurgo. Poi nel 2012 arriva un contratto da 310 mila euro all’anno, 110 versati dall’azienda ospedaliera e gli altri dalla regione, che lo incarica di dirigere l’Istituto europeo per le alte vie respiratorie per il quale secondo voci informate di Careggi «è stato speso un milione di euro» e che oggi è praticamente «finito in disuso». Dopo l’inchiesta fiorentina, che lo vede tuttora imputato in contumacia per falso ideologico, Macchiarini ha infatti trasferito la propria attività al Kuban State Medical University di Krasnodar, in Russia.

Il fatto che Enrico Rossi ancora sabato scorso prendesse le parti del suo operato sul Corriere fiorentino ha invece sancito uno strappo non rimarginabile con settori autorevoli del personale accademico e ospedaliero di Careggi. «Non dico sia in cattiva fede, ma se Rossi è in buona fede ciò aggrava la responsabilità di aver reso un pessimo servizio ai cittadini comportandosi con sufficienza arrogante», osserva un prof di lungo corso. Sostiene i governatore che «molte persone curate a Careggi da Macchiarini sono state salvate», ma «su 12 trapianti 11 sono morti» s’indignano gli ex colleghi; che del milione e mezzo di fondi europei procurati a detta di Rossi dal medico viareggino vorrebbero «sapere di preciso che fine hanno fatto». E se chi ha sempre contestato il dominio rosso sulla sanità toscana gongola di avere nuovi argomenti di propaganda, anche i più lealisti nei riguardi del Pd preannunciano «un voto disgiunto» a vantaggio di «Toscana Sì o 5 stelle», riservando alle liste dem solo «la preferenza per Stefania Saccardi»: vicepresidente uscente che gode di crescente stima sia a Careggi che in città, ma che proprio per questo comincia a andar stretta alle stesse file renziane.