«Non posso rispondere». Lo dice e lo ripete il presidente della Corte costituzionale, Giorgio Lattanzi. Per sette volte gli studenti dell’Istituto professionale Carlo Urbani di Acilia si sentono replicare così: «Non posso rispondere perché rischierei di anticipare un giudizio della Corte». Passiamo alla prossima. Ma sono tutte domande precise, dirette. «È legittimo che tanti sindaci si rifiutino di applicare il decreto sicurezza?». «Il decreto sicurezza presenta aspetti di possibile incostituzionalità?», chiedono due ragazzi della quinta A. «Lo stop alla prescrizione che è stato inserito nella legge anti corruzione è compatibile con il diritto di difesa?» «Quali riforme legislative servirebbero per attuare sul serio l’articolo 27?», chiedono due ragazze, quinta A e quinta E. «Qual è l’orientamento della Corte sul fine vita?», «È costituzionale l’aumento dell’Iva, visto che si tratta di un’imposta proporzionale ma non progressiva?», «Nei contratti di lavoro precario tipo pony express, è rispettato l’articolo 36 che parla di orari di lavoro, riposi, ferie e diritto a un’esistenza libera e dignitosa?», queste domande arrivano dalla quinta D e dalla quinta E. Lattanzi non risponde. Non può.

Nell’aula magna dell’istituto professionale, ragazze e ragazzi sono arrivati con i vestiti eleganti. Lattanzi comincia qui il nuovo ciclo di incontri del «Viaggio in Italia, la Corte incontra gli studenti» che l’anno scorso ha coinvolto 36 scuole. Il Carlo Urbani sta tra Acilia e Ostia, terra di mezzo e di campi incolti, binari del treno Roma-Lido e Iper triscount. Si studiano design, grafica, servizi commerciali, servizi sanitari. A dieci minuti da qui c’è la piazza dove il 3 febbraio è stato colpito Manuel Bortuzzo, il nuotatore che ha la stessa età di questi studenti e che ora rischia di restare paralizzato. I professori accarezzano i ragazzi con lo sguardo. «La nostra scuola è un presidio di legalità in un territorio difficile, abbiamo gli Spada, i Casamonica».

Il presidente della Corte costituzionale è venuto a parlare della «forza della Costituzione» che sta nel suo essere «una super legge, non modificabile dalle leggi ordinarie». Lattanzi è dell’idea che la Costituzione non vada modificata «se non marginalmente». Comunque con estrema cautela, perché «è come un orologio di precisione, anche toccando un ingranaggio che sembra secondario si rischia di bloccare la macchina». «La Costituzione – aggiunge – è uno scudo contro gli abusi di potere e le violazioni dei diritti. Non è una vecchia signora ma una signora giovane e moderna, ancora attuale e capace di rispondere ai problemi dell’oggi. La stabilità di un paese – conclude il presidente della Consulta prima di passare alle domande – dipende dalla stabilità della sua Costituzione».

Rispondere alle domande suggerite dall’attualità però si rivela complicatissimo. Bisogna prenderla alla lontana. «La Costituzione tratta lo straniero in maniera diversa rispetto al cittadino?», chiede Annalisa della quinta A. «No – spiega Lattanzi – i diritti fondamentali sono riconosciuti alla persona, indipendentemente dalla cittadinanza. Se ci sono differenze sono su aspetti minori, il principio è l’uguaglianza e la differenziazione un fatto eccezionale».

Elisa della quinta C recita un passo dell’Antigone. «Migliaia di persone scendono in piazza contro leggi considerate disumane – chiede poi – è giusto che vengano perseguite per disobbedienza?». Lattanzi si dedica ad Antigone. «Quello del contrasto tra legge scritta e legge naturale è un problema eterno. L’osservanza della legge non può giustificare qualsiasi cosa, ci sono dei valori supremi e universali che vanno difesi anche quando sono contrastati dalla legge. Non può essere una regola e non si può affermare che sia giusto trasgredire ogni norma che ci appare ingiusta, ma la mia idea è che ci sono dei casi eccezionali in cui la legge non deve essere osservata», conclude il presidente della Corte costituzionale. Parole chiare. «Peccato però per le tante risposte non date, i ragazzi hanno bisogno di incontrare istituzioni aperte», commentano i professori alla fine. Sofocle qui fuori è il nome di una strada. A percorrerla tutta si arriva al bar tabacchi dove hanno sparato a Manuel.