Quello presieduto da Giuseppe Conte sarà anche un governo ad alta densità di oltranzisti cattolici – dal vicepremier Salvini che ha chiuso la campagna elettorale brandendo la corona del rosario, al ministro per la famiglia Fontana, «crociato» dei principi non negoziabili -, ma la Chiesa italiana, dai vertici alla base, lo osserva con attenzione e preoccupazione.

Lo ha ribadito ieri sera il cardinal Bassetti, presidente della Cei, nella basilica romana di Santa Maria in Trastevere, durante la Veglia di preghiera per l’Italia promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, sottolineando la «conflittualità» presente nel Paese e paventando il rischio che alcune misure annunciate dal governo in tema di immigrazione snaturino la «vocazione» dell’Italia di essere ponte sul Mediterraneo.
Si avverte «un clima di tensione», ha detto Bassetti, che ha ricordato anche la «rabbia sociale» contro il presidente della repubblica. Adesso è ora di «cominciare a lavorare per il bene comune dell’Italia, senza partigianeria, con carità e responsabilità, senza soffiare sul fuoco della frustrazione e della rabbia sociale». Anche perché, ha ammonito citando le parole del profeta Osea: «Hanno seminato vento, raccoglieranno tempesta».

Quello della «patria, di una comunità nazionale», è un «dono», ha proseguito il capo dei vescovi italiani. «Coloro che l’hanno persa o che ne sono stati scacciati o l’hanno dovuta abbandonare sanno bene quale valore essa abbia», per questo «tanti rifugiati e profughi cercano una patria con un volto materno». Allora, ha ammonito Bassetti, «non possiamo mancare alle nostre responsabilità, che hanno reso il nostro Paese conosciuto e simpatico nel mondo intero. C’è un’umanità italiana che non dobbiamo perdere o lasciar stravolgere da odi o razzismi, ma incrementare e trasmettere ai nostri figli». I politici, ha concluso Bassetti, «s’impegnino per il bene comune, in particolare per le fasce più povere della popolazione, memori che l’Italia ha una particolare vocazione e una sua responsabilità».

Nei giorni scorsi si erano rivolti a Salvini, dopo le sue esternazioni anti-immigrati («è finita la pacchia»), diversi religiosi di base. La vita delle donne africane «schiavizzate per migliaia di italiani che di giorno o di notte le comprano e le ributtano sulla strada come merce usa e getta» non è una «pacchia», hanno scritto suor Eugenia Bonetti e Oria Gargano, da anni accanto alle vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale. E due preti palermitani, Cosimo Scordato e Franco Romano: e se, invece di respingerli, «li accogliessimo a braccia aperte, non solo per alleviare la loro sofferenza e disperazione, ma anche considerando la loro venuta come un’opportunità di rinnovamento e di ringiovanimento della nostra società?».