La guerriglia marxista delle Forze armate rivoluzionarie colombiane sta per liberare il generale Dario Alzate. Lo ha confermato il presidente Manuel Santos, dichiarando di aver ricevuto «le coordinate e il luogo esatto» e di aver già dato istruzioni perché il prigioniero possa essere consegnato alla Croce Rossa: non entro questa settimana come inizialmente previsto, ma «per la prossima». Prima che il presidente scrivesse il suo messaggio in twitter, il ministro della Difesa, Juan Carlos Pinzon, ha espresso il «pieno impegno delle Forze militari e della Polizia perché tutti gli sforzi vadano a buon fine, perché quel che ci importa è la vita e la sicurezza di queste persone». Il generale è stato catturato domenica scorsa dalle Forze armate rivoluzionarie (Farc) in Arauca, una zona controllata dalla guerriglia. Il fatto che si fosse addentrato in quella zona in abiti civili e senza armi, insieme ad altri ufficiali e un’avvocata dell’esercito aveva subito fatto emergere il sospetto di una provocazione: di un siluro lanciato contro il processo di pace, in corso da due anni all’Avana. Il più acerrimo nemico della pace, l’ex presidente Alvaro Uribe, ne aveva infatti dato l’annuncio ancora prima del governo. Le Farc, pur chiedendo nuovamente una tregua bilaterale, hanno però annunciato subito che lo avrebbero liberato senza condizioni. Santos ha interrotto i colloqui. La sinistra e i movimenti popolari sono scesi in piazza per chiedere che vengano ripresi.

Nel paese i «falchi» stannno facendo il diavolo a quattro. In prima fila il «torquemada» di Uribe, il procuratore Alejandro Ordoñez: quello che ha perseguitato il sindaco di Bogotà Gustavo Petro. Ma la magistratura, ieri, ha archiviato il procedimento contro Petro, accusato di corruzione.