La paura non è passata ma si è quanto meno attenuata: questione di sensazioni, nulla di solido. Ma a palazzo Chigi, dopo tre ore di domande poste dalla pm di Bergamo Maria Cristina Rota al premier e ai ministri degli Interni e della Sanità Luciana Lamorgese e Roberto Speranza, regna un cauto ottimismo. «Ho voluto chiare tutto nei minimi dettagli», assicura Giuseppe Conte che comunque, per evitare che i titoloni sui giornali di ieri fossero concentrati sulla spinosa visita, si è premurato di convocare a palazzo Chigi un plotone di testate. Una raffica di interviste non esclusive, peraltro tutte identiche, pensate soltanto per occupare le prime pagine. Nulla di male. La comunicazione è anche questo e dunque complimenti, se non all’intervistato, almeno a Rocco Casalino.

A CONFERMA del moderato ottimismo la pm, uscendo dal palazzo, non conferma quanto affermato giorni fa sulla responsabilità del governo nella mancata chiusura dei comuni di Alzano e Nembro nei giorni di inizio marzo, quando il Covid-19 aveva issato le bandiere su quei due paesi. Può significare, come da auspicio governativo, che i «chiarimenti sin nei minimi dettagli» hanno effettivamente inciso sulle sue opinioni. Può significare anche che la magistrata si è resa conto della portata della gaffe e cerca solamente di correggerla in extremis.

IL MOMENTO DELLA verità, per il governo di Roma come per quello della Lombardia arriverà solo la settimana prossima. Le voci che rimbalzano da Bergamo dicono che i magistrati sarebbero intenzionati a procedere o contro tutti, cioè sia contro il governo che contro la Regione ove si convincessero che la mancata chiusura è dipesa dalle pressioni di Assolombarda e Confindustria, o contro nessuno. Ma sono appunto solo voci e resteranno tali sino alla prossima settimana. Di certo un avviso di garanzia per Conte sarebbe un guaio di prima grandezza, la cui portata non diminuirebbe neppure se a fargli compagnia ci fosse l’amministrazione fiore all’occhiello del nemico leghista.

CHI HA INCONTRATO il presidente del consiglio giorni scorsi, cioè tutti i capigruppo di maggioranza, assicura però di averlo trovato assolutamente tranquillo e se anche l’avviso dovesse arrivare si può anticipare con certezza che l’uomo di palazzo Chigi resterebbe almeno esteriormente imperturbato. Conte sa di stare giocando una partita importantissima, forse quella della vita, con posta in gioco non solo la tenuta del governo, cioè il presente, ma anche la leadership della coalizione: il futuro. Fondare un suo partito sarebbe a questo fine un errore che l’uomo è troppo astuto per commettere, e infatti lo ha tassativamente escluso nell’intervista di massa. Si tratta piuttosto di mantenere il ruolo di unico collante possibile dell’unica coalizione praticabile da un lato, e dall’altro di conservare la funzione di «decisore di ultima istanza» che si è ritagliato col tempo, accelerando al massimo nella crisi Covid-19.

SU QUESTA STRADA l’eventuale avviso di garanzia sarebbe certo un ostacolo che fornirebbe armi pesanti ai suoi molti nemici, ma le mani decisive si giocheranno sui fronti intrecciati della crisi e dell’Europa. Gli Stati generali che inizieranno oggi hanno un loro ruolo in questa strategia. Saranno, come dice Sabino Cassese, «uno show che non è neppure detto abbia successo» ma sarà lo show di Giuseppe Conte e suo sarà l’eventuale successo. Mattatore e ospite, aprirà i lavori, seguito in videoconferenza da David Sassoli, presidente dell’Europarlamento, da Ursula von der Leyen, Paolo Gentiloni e, se ci sarà dalla presidente Bce Christine Lagarde. Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco aprirà la sessione pomeridiana. Tutt’intorno alla villa guardie armate in ogni angolo e, per ricordare il difficile momento, sui tavoli un buffet austero: caffè a volontà e poco d’altro.

IL PD MASTICA AMARO. Insiste nel chiedere «concretezza» ma sa che si tratta di un pio quanto inesaudibile desiderio, almeno in questa circostanza. Dunque passa al contrattacco chiedendo interventi d’urgenza sui fronti aperti: Ilva, Atlantia e soprattutto quello che avrebbe dovuto essere il segno della discontinuità, i decreti sicurezza di Matteo Salvini. Conte ha promesso e dovrebbe passare all’azione già nei prossimi giorni. Vedremo la settimana prossima se procederà davvero e se i 5 Stelle, che sul punto non hanno mai preso le distanze dalla precedente esperienza di governo, lo accetteranno.