Giorno due della Conferenza programmatica Pd. Ieri a Pietrarsa (Na), il partito ha messo in scena la farsa della pace a beneficio delle telecamere.

Ospite d’onore il premier Paolo Gentiloni, ripetutamente picconato da Matteo Renzi per tutta la settimana. Intorno alle 19 il presidente del consiglio arriva nell’ex stazione borbonica, la prima tappa è sul treno con cui il segretario dem sta attraversando l’Italia, parcheggiato all’ingresso.

È Renzi che lo annuncia alla stampa: «Diamo il benvenuto a Paolo Gentiloni. C’è stato qualche elemento di diversa visione, ma questa è casa sua». Tocca quindi al premier: «Mi fa piacere essere qui anche come presidente del consiglio. La sinistra di governo non è un animale in via di estinzione».

[do action=”quote” autore=”Paolo Gentiloni”]«Dobbiamo darci con la tua leadership, caro Matteo, l’assetto più forte per vincere. L’assetto il più largo possibile, aperto verso il centro e la sinistra»[/do]

QUANDO POI SALE sul palco i toni restano placidi, ma Gentiloni non rinuncia a qualche stoccata: «Noi del Pd abbiamo sulle spalle una responsabilità grande, quella del governo: poche chiacchiere, soprattutto unità. L’Italia ha bisogno di essere rassicurata, gli indici di fiducia stanno crescendo, è importante che ci sia una conclusione ordinata della legislatura: non è un’esigenza del governo ma un dovere verso famiglie e imprese. Soprattutto ora che la situazione parlamentare è fragile».

Promette impegno per far approvare lo Ius soli e poi arriva l’omaggio al capo: «Dobbiamo darci con la tua leadership, caro Matteo, l’assetto più forte per vincere. L’assetto il più largo possibile, aperto verso il centro e la sinistra».

E così cala il sipario.

LA GIORNATA, INTANTO, era trascorsa sul filo della polemica, non sopita, verso i ministri renziani assenti dal Consiglio dei ministri che ha ratificato la conferma di Visco al vertice di Bankitalia. Delrio ci scherza su: «Ho preso l’influenza alla galleria dell’Agrigento-Caltanissetta». Maria Elena Boschi, che secondo alcune ricostruzioni sarebbe stata invitata a non partecipare, arriva nel pomeriggio e non commenta.

SUL PALCO SALGONO i volti della società civile (come padre Antonio Loffredo, parroco del rione Sanità) e i rappresentanti della coalizione a cui il Rosatellum obbliga il Pd: Ignazio Messina per Idv, Angelo Bonelli dei Verdi, Riccardo Nencini per il Psi. Ieri era toccato a Benedetto Della Vedova (Forza Europa). Tra i relatori ospiti ieri anche Dario Stefano, senatore di Campo progressista, il movimento di Giuliano Pisapia.

MARCO MINNITI si prende un pezzo di scena: «Dobbiamo approvare lo Ius soli. Gli arrivi in Italia sono diminuiti del 30% e ci sono stati 8.500 rimpatri volontari assistiti. È necessario togliere le chiavi della democrazia europea dalle mani di trafficanti di esseri umani».

L’orlandiana Barbara Pollastrini torna sul tema coalizione: «Parliamo con Pisapia e con Mdp». Gianni Cuperlo fa il pompiere: «Ai compagni che sono usciti dico: il vostro problema non è il segretario. Non ha senso alzare un muro contro chi guida il Pd e neppure parlare di tradimenti».

IL GUARDASIGILLI ORLANDO commenta su Gentiloni: «Non so di geli né di disgeli. Leggo che attenderemo le elezioni in Sicilia per chiedere una svolta: io la svolta l’ho chiesta candidandomi al congresso del partito. Il centro sinistra va costruito, oggi non c’è». Francesco Boccia, area Emiliano, prova ad alzare i toni: «Gentiloni sta lì perché glielo ha chiesto il Pd, esattamente come lo aveva chiesto a Letta e a Renzi. Chiedo a tutti di aver rispetto per il lavoro del governo». Boccia e il gruppo di Orlando hanno presentato una serie di richieste per il programma in via di definizione ma in ballo ci sono anche le candidature, con il pallino in mano al segretario nazionale.

Renzi si è preso la scena per tutta la mattinata. Si siede in platea circondato dai ministri Valeria Fedeli, Maurizio Martina e Marco Minniti. Qualcuno avverte una certa freddezza con Graziano Delrio, allora cambia posto e gli si mette accanto.

[do action=”quote” autore=”Marco Minniti “]«Dobbiamo approvare lo Ius soli e continuare i controlli in Libia»[/do]

Delrio, Minniti e il portavoce dem Matteo Richetti lo seguono poi sul vagone con cui sta girando l’Italia per una diretta Facebook.

DALLA RETE ARRIVANO le parole d’ordine del leader: «Non c’è nessuna rottura tra Pd e governo. Ci avviamo a chiudere la legislatura con un paese che sta meglio». E poi gli affondi contro i bersagli della campagna elettorale, non certo Forza Italia ma 5S e Lega: «Non basta bendarsi in piazza e gridare contro gli impresentabili, quando gli impresentabili sono loro. In Sicilia, dico al compagno Salvini che spara cifre, il governo solo per le ferrovie ha messo 8 miliardi».

Nel pomeriggio Renzi ha una riunione di lavoro con la segretaria regionale e parlamentare, Assunta Tartaglione: lei e il consigliere regionale Mario Casillo organizzeranno le truppe Pd alle elezioni nel napoletano e saranno loro a sovraintendere le manovre nel casertano e beneventano.

Oggi la scena sarà tutta per Renzi poi il treno ripartirà in direzione Roma con ministri, parlamentari e millennial.