La Procura (Fiscalía) di Madrid ha rimandato a casa senza nessuna misura cautelare i 4 imputati per sedizione che ha ascoltato ieri mattina presso la Audiencia nacional. Fra di essi, il maggiore Josep Lluís Trapero, capo dei Mossos. Imputati anche i presidenti delle due associazioni indipendentiste Òmnium cultural e Associazione nazionale catalana (Anc). La pubblica accusa ha presentato un nuovo rapporto sui fatti del 20 e 21 settembre da cui derivano le gravi accuse: in quei due giorni, secondo l’accusa, i Mossos non avrebbero impedito che la folla ostacolasse la Guardia Civil mentre faceva il suo lavoro (perquisendo sedi del governo catalano e arrestando alcuni dei suoi membri) e i leader delle due associazioni indipendentiste avrebbero incoraggiato i manifestanti a intralciare il lavoro delle forze di polizie mandate da Madrid. Pertanto i 4 imputati verranno nuovamente chiamati a dichiarare dopo aver studiato i nuovi documenti, più di 300 pagine e un ampio corredo audiovisivo, che arrivano fino al 1 ottobre. L’unico ad aver risposto alle domande dei giudici è stato Trapero che si è detto «soddisfatto» di aver potuto dare la sua versione dei fatti, sostenendo che i Mossos non erano stati informati con anticipo sufficiente degli arresti né delle perquisizioni.
Fuori dall’Audiencia nacional, un gruppo di qualche centinaio di agenti della polizia nazionale e della Guardia Civil intanto inscenava una manifestazione per chiedere un aumento salariale ed essere equiparati economicamente ai Mossos, al grido di «chi non salta Mosso è», e l’immancabile «¡Viva España!».
Dopo ben 5 giorni dai fatti, finalmente un giudice a Barcellona ha aperto un’inchiesta sulle violenze di domenica scorsa, smentendo le motivazioni che la procura aveva dato per affossare ogni indagine. «Davanti alla valanga di denunce e rapporti medici derivati dagli atti della Polizia nazionale il giorno 1 ottobre in questa città, si deve respingere la richiesta della Procura» di indagare solo i fatti accaduti in una delle scuole, scrive il giudice. Anche se era illegale la convocazione del referendum, «non è illegale né illecito che i cittadini convocati da una amministrazione autonoma si dirigessero ai punti di votazione indicati a realizzare qualsiasi attività che ivi fosse stata programmata, compreso depositare un foglio senza valore in un’urna».
Si è dovuto attendere fino a ieri perché ben due membri del governo mostrassero un minimo «pentimento», almeno nelle forme, per quanto accaduto domenica scorsa. In mattinata era stato il prefetto di Barcellona, il popolare Enric Milló: «Quando so che c’è stata gente che ha ricevuto dei colpi, non posso che chiedere scusa», è riuscito a dire. Anche il portavoce del governo e ministro dell’Istruzione Méndez de Vigo ha detto che «a tutti dispiace che ci siano persone che abbiano sofferto», anche se le cifre dei feriti della Generalitat «non sembra siano realistiche».