Il prefetto frequenta le manifestazioni leghiste, adunate pubbliche aperte alla stampa, ma se qualcuno lo fa sapere ai cittadini si innervosisce. Succede a Viterbo, capoluogo della Tuscia ormai meta abituale del ministro Salvini nella sua felpa di capo della Lega. Ne dà conto Tusciaweb, la più letta e informata testata online della provincia. «Per almeno due volte il prefetto Giovanni Bruno ha intimato a nostri giornalisti di non fare foto. Inveendo e facendo delle sfuriate ai malcapitati», scrive il direttore Carlo Galeotti, giornalista di lungo corso e autorevole firma della città. «La prima volta ci siamo limitati a registrare i fatti», «Ma la cosa si è ripetuta. Per una seconda volta». Le occasioni erano giornalisticamente interessanti: una era lo scorso 10 aprile a Tarquinia, la festa per i 10 anni della Lega. L’altra, pochi giorni fa, un comizio a Montefiascone con il ministro Bussetti. Galeotti dà conto di sei occasioni di partito cui Bruno ha partecipato.

Che ci fa un prefetto – super partes – a iniziative di partito? E perché un prefetto, che deve applicare e persino rappresentare i valori costituzionali, si “innervosisce” con chi fa informazione?

Non si tratta solo – si fa per dire – di questo. Nei giorni scorsi il Pd, con una lettera di quattro senatori, ha chiesto un incontro con il prefetto. In città sta succedendo qualcosa: dopo la violenza su una donna di cui sono accusati due attivisti di Casapound, dai dati del Viminale è emerso che Viterbo è l’unica città del Lazio in cui nel 2019 i reati sono in aumento (+2,5%). Nonostante le scampagnate di Salvini.

Mercoledì scorso, alla fine, l’incontro con i senatori dem. Le risposte del prefetto sulla criminalità sono state di prassi. Più interessanti quelle sulle sue cene politiche. Il senatore Astorre le ha riferite a Tusciaweb: «Mi è sembrato di capire che queste cene non sono sgradite al ministro Salvini». Quanto alla libertà di informazione, ieri Bruno ha varcato la soglia della redazione di Tusciaweb. E, dopo quello che viene riferito come un ‘franco confronto’ con il direttore, ha promesso che episodi del genere, almeno quelli con i cronisti, non si ripeteranno. Poi al manifesto ha assicurato: «In questa provincia nessuno hai mai messo in discussione la libertà di stampa».