L’aumento dell’occupazione nel 2018 tra i lavoratori dipendenti ha riguardato esclusivamente quelli a tempo determinato (+323 mila, +11,9%) mentre dopo quattro anni di crescita è calato il tempo indeterminato (-108 mila, -0,7%). Lo sostiene l’Istat, nella lettura integrata sui dati dell’occupazione pubblicata ieri.

Una valutazione che permette di chiarire, ancora una volta, l’andamento strutturale del mercato del lavoro in Italia, non modificato dall’entrata in vigore del «decreto dignità» che ha operato una manutenzione sulla durata e le clausole dei contratti a termine, come invece sostenuto nelle ultime settimane dal movimento Cinque Stelle. Del resto, valutazioni come queste sono perlomeno premature. Il provvedimento è entrato in vigore effettivamente a partire da novembre ed è troppo presto per trarre valutazioni univoche, in un senso o nell’altro, come ha fatto ancora ieri il Pd. L’aumento esponenziale dei contratti a termine è avvenuto durante i suoi governi. La liberalizzazione dei contratti a termine stabilita dal «Decreto Poletti», poi confluito nel Jobs Act, è stato il volano di un processo che dura ancora oggi.

Più nel dettaglio, dall’elaborazione dell’Istat emerge, sulla tendenza, una crescita di 87 mila occupati (+0,4% in un anno), dovuta ai dipendenti a termine e agli indipendenti (+200 mila e +12 mila, rispettivamente) mentre calano i dipendenti a tempo indeterminato (-125 mila). L’incidenza dei dipendenti a termine sul totale dei dipendenti ha raggiunto nel 2018 il 17,1% sulla forza lavoro attiva in Italia. Confermata anche la tendenza dell’aumento del cosiddetto «part-time involontario» che è salito al 64,4% (+3,2 punti) dei lavoratori a tempo parziale e al 12,0% del totale degli occupati. Anche questo è il segno che la crisi ha aumentato il precariato, e lo ha trasformato dall’interno, modificando a fondo anche lo stesso concetto di lavoro subordinato. Anche in questo caso, la cancellazione dell’articolo 18, operata dal Jobs Act è stata una sponda decisiva che ha velocizzato il processo.

Per il settimo trimestre consecutivo è proseguita la diminuzione dei disoccupati (-105 mila in un anno, -3,6%) che ha interessato entrambi i generi, le diverse aree territoriali e tutte le classi di età, a eccezione degli over50. Di conseguenza sono tornati a diminuire gli inattivi di 15-64 anni (-100 mila in un anno, -0,8%). Questo significa che è aumentato il numero di coloro che cercano un lavoro, senza trovarlo.