Quadratura del cerchio con 28 caselle da riempire per i topjobs della Commissione, cercando un equilibrio tra Stati, piccoli e grandi, appartenenza politica e di genere. E per di più, sul tavolo del Consiglio europeo di ieri sera, all’inizio della cena l’indigesta discussione sulle nuove sanzioni alla Russia, accusata di «non cooperazione» per la crisi dell’Ucraina.
Una bozza sulla Russia prevede lo scatto a un livello di sanzioni che potremmo chiamare due e mezzo, in particolare con tagli sui fondi per nuovi progetti di cooperazione tra Ue e Mosca, cioè gelo dei programmi della Bei e della Berd, oltre a una lista nera delle personalità russe e ucraine colpite perché responsabile dell’escalation, che già venerdì scorso è stata allungata di 11 nomi.

Ma per il vice-presidente del gruppo Ppe all’Europarlamento, Jacek Saryusz-Wolski, le nuove sanzioni dovrebbero contenere anche il blocco della vendita di armi e di veicoli militari alla Russia, cioè un chiaro passaggio alla fase 3. Ma per Parigi la penalità sarebbe enorme: la Francia deve consegnare due navi da guerra a Mosca, già pagate e i russi sono sul cantiere navale per istruirsi al loro funzionamento (un eventuale blocco della vendita, che comporterà anche l’annullamento dell’ipotesi dell’ordinazione di altre due navi, metterebbe a rischio 1400 posti di lavoro). Ma per David Cameron – seguito dai paesi dell’est – il vero tema del Consiglio di ieri sera erano le sanzioni a Putin.

Per il grande mercato delle nomine, all’apertura del vertice tutto era ancora in alto mare, alla ricerca di un “equilibrio” globale. L’Italia è decisa a difendere i colori di Federica Mogherini alla successione di Catherine Ashton come Alta rappresentante per la politica estera. Anche Angelino Alfano ha affermato che «l’Italia ha la competenza per guidare la politica estera della Ue, Mogherini è una scelta buona e valida». Ma i Paesi dell’est restano ostili, per la posizione morbida dell’Italia nei confronti della Russia, a causa del progetto Southstream, guidato da Eni. Il premier della Repubblica ceca ha difeso apertamente la candidatura del polacco Sirorski. A Renzi, chiede «rispetto», potrebbe venire fatta la proposta velenosa (per il premier) di Enrico Letta alla presidenza del Consiglio Ue (ma i tempi sono lunghi, Van Rompuy resta fino al 1° dicembre).

La Germania ha cambiato posizione. Angela Merkel preferirebbe raggiungere un accordo globale. La decisione su Mr o Mrs Pesc condizionerà le scelte future: il nuovo presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha dato tempo agli stati fino a fine agosto per proporre i rispettivi candidati. Un altro vertice potrebbe venire convocato il 23 luglio, per sminare un po’ il terreno se dalla cena di ieri sera non venissero decisioni concrete. In ballo c’è anche il posto importante di presidente del Consiglio Ue, che potrebbe andare alla danese Helle Thorning-Schmidt, se i socialisti riusciranno a strapparlo (ma il polacco Donald Tusk sembra credere nella sua buona stella). La questione per Mogherini resta sempre la «competenza». Elmar Brok, presidente della Commissione esteri dell’Europarlamento, deputato Csu del gruppo Ppe e consigliere di Merkel, ha affermato che «come Alto rappresentante dovremmo avere qualcuno con esperienza in politica estera come Georgieva, Guigou o Sirorski». Kristalina Georgieva non è difesa dal proprio paese, la Bulgaria (è del Ppe, il premier, che avrà elezioni anticipate ad ottobre, è socialista).

La Germania tira in ballo la francese Elisabeth Guigou perché vuole sbarrare la strada a Pierre Moscovici, che Hollande vorrebbe piazzare agi Affari economici e monetari. Il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble ha espresso chiaramente «dubbi» sulle capacità della Francia a gestire gli Affari economici e monetari: Moscovici è considerato a Berlino tra i responsabili delle derive dei deficit pubblici francesi (che non rientreranno nel 3% neppure nel 2015) e per di più i tedeschi vedono di pessimo occhio Moscovici commissario che dovrà, probabilmente, decidere sanzioni punitive contro la Francia per un nuovo anno di «deficit eccessivi». La Germania, dal canto suo, propende per conservare l’Energia, dove dovrebbe ricandidare Günther Oettinger.
I nuovi commissari dovranno poi passare l’esame di fronte all’Europarlamento, che può bocciare per incompetenza (era successo a Formigoni). Ieri, il presidente dell’Europarlamento, Martin Schultz, ha per esempio messo in guardia David Cameron, che ha già scelto il nome del commissario britannico: Strasburgo potrebbe bocciare Lord Hill, considerato troppo euroscettico per far parte della Commissione Juncker.