“Gli agenti dovranno identificare e sanzionare tutti i partecipanti ad atti di persecuzione nei confronti di esponenti di partiti politici”. Il diktat arriva dal ministero degli Interni ed è stato diffuso a tutti gli organi di polizia per dettare le linee di repressione nei confronti degli escraches, i picchetti ad personam organizzati dalla Piattaforma delle vittime degli sfratti (Pah) sotto le case dei politici del Partido popular che si rifiutano di appoggiare in parlamento legge di iniziativa popolare che potrebbe mettere un freno all’emergenza sfratti.

 

Una forma di protesta – mutuata dall’Argentina dove viene usata per segnalare gli esponenti della dittatura – molto discussa, che i politici, spiazzati da questa esposizione diretta alla pubblica ludibrio, non sembrano essere disposti a tollerare. Prima sono volati paragoni (che avranno strascichi legali secondo quanto annuncia la Pah) con i nazisti e l’Eta; poi è arrivata la chiamata in soccorso alla polizia, con tanto di licenza di identificazione indiscriminata “ed, eventualmente, arresto”. “Non si tratta di una scorta- precisa però il ministero cercando di tamponare sul nascere le proteste delle Pah – ma di una semplice forma di protezione a cui qualsiasi cittadino può ricorrere per tutelare la sua incolumità”.

 

E fino qui – acrobazia linguistica compresa – nessun colpo di scena.

La sorpresa arriva, però, proprio dalle forze dell’ordine, che non ci stanno a farsi catapultare in una situazione così delicata. E lo hanno detto senza messi termini: “è un’assurdità” – ha dichiarato José María Benito del Sinidcato unificado de policia (Sup). “Identificare i cittadini senza che abbiano commesso reati o infrazioni con lo scopo di sanzionarli è una forzatura della legge vigente che può portare a casi di identificazioni massive senza la dovuta tutela legala” ha proseguito il portavoce del maggior sindacato di Policia nacional, che già in passato si era espresso a favore dei poliziotti che si rifiutavano, per obiezione di coscienza, di eseguire gli sfratti.

 

Immediata anche la reazione della Pah – vera e propria spina nel fianco di questo governo – che ha annunciato che “intensificherà le proteste”, che finora hanno raggiunto i domicili di otto esponenti del Partido popular inondandoli di volantini e di adesivi con gli slogan della piattaforma.

 

Il Pp, che sente più forte che mai la pressione popolare, ha bollato come “antidemocratiche” le manifestazioni e ha chiesto a tutti i suoi esponenti di mantenere la calma di fronte a possibili episodi di escraches, ben consapevole che una minima reazione potrebbe far precipitare sotto terra la reputazione del partito, già pesantemente intaccata dagli scandali di corruzione e dalla sorda chiusura nei confronti della proposta di iniziativa popolare per la modifica della legislazione sugli sfratti.

 

Una chiusura (adottata solo dal Pp ma determinante a causa della maggioranza assoluta di cui gode il partito in parlamento) che sembra andare incontro agli interessi delle banche piuttosto che a quelli dei cittadini, come invece i popolari si affannano a sostenere.

 

“Non capisco– si domanda, infatti, Ada Colau, portavoce e volto simbolo della Pah, parafrasando la circolare del ministero degli Interni– perché la polizia non viene inviata anche a difendere le persone più vulnerabili dalle persecuzioni delle entità finanziarie”.

 

La risposta arriva quasi subito, con l’intenzione di gettare acqua sul fuoco: “la semplice partecipazione agli escraches non comporterà nessuna conseguenza – fa sapere il ministero. Saranno indentificate solo le persone che si comporteranno in maniera violenta e si procederà all’arresto solo in casi di aggressioni o minacce, come in qualsiasi manifestazione”. Finora non si sono verificati episodi di violenza durante le manifestazioni a domicilio e il proseguimento della tendenza dipenderà anche dall’atteggiamento che adotteranno le forze dell’ordine.

 

In ogni caso la riposta del ministero stride con le istruzioni diramate alla polizia, che parlano in modo generico di identificazione in caso di atti di “persecuzione o vessazione”, in cui la semplice presenza ai picchetti potrebbe, all’occorrenza, essere fatta rientrare.