Dopo lunga riflessione, sono arrivata alla conclusione che, se esistesse un tribunale per i diritti di espressione del corpo, certi ormoni dovrebbero appellarvisi. È in particolare una tipologia a essere sottomessa alle leggi morali, quella degli estrogeni che le donne conoscono bene. Non per fare le gradasse, ma fra mestruazioni, gravidanza e menopausa, dall’adolescenza in poi, fra estrogeni e progesterone, non si sta mai tranquille. Questi ormoni dirigono la trasformazione da bambina in ragazza e poi donna, vanno su e giù con il ciclo, si installano copiosi quando si è incinte, ci abbandonano del tutto e per sempre, tranne pochissime fortunate, dai cinquanta in su, più o meno, ed è un crollo al quale molte non sono preparate.

Quando il ginecologo non ti dice più: «Hai delle ovaie perfette, potresti ancora fare un bambino», quando non scrivi più sulla lista della spesa «tampax e assorbenti», da una parte ti senti più leggera, dall’altra ti accorgi di guardare gli uomini in un modo diverso ed è allora che si fanno i bilanci della propria avventura ormonale.
Personalmente sono arrivata a una certezza: l’idea della fedeltà sessuale assoluta è una gran fregatura. Quando il corpo comincia a trasformarsi, si inizia a sentire il richiamo dell’attrazione.

Sotto c’è un gran lavorio ormonale che spinge alla voglia di sperimentare e allora capita che ti piace quello biondo ricciuto, ma anche il moro con gli occhi azzurri, non sai decidere fra quello con le spalle da sballo o quello che ti fa ridere, li vorresti provare tutti, perché solo provando si capisce dove porta il desiderio e  come è fatto il piacere. Ma dietro ci sono tutti i freni moralistici che hai respirato fin da bambina, e allora comincia la battaglia fra ragione e sentimento o quella dei sensi di colpa.

Per questo ritengo Jane Austen una grande autrice anche erotica, la continua tensione dei suoi personaggi fra desiderio e razionalità porta il primo al parossismo. Il modello coppia chiusa e fedele, l’idea della promessa di amore eterno, assorbita per osmosi dal mondo che ci sta attorno, mette una zavorra pesantissima alla tempesta ormonale, ed è come tappare un vulcano che vorrebbe esplodere.

Nella tumultuosa e creativa stagione in cui si teorizzò e praticò la coppia aperta, c’è chi si divertì molto e chi soffrì altrettanto, ma fu un grande esperimento. Poi, come molte altre cose, quel periodo fu archiviato e il concetto di fedeltà/tradimento oggi è più vivo che mai. Magari ci si fa uno o due amanti, si esercita la gelosia, ci si rode, ma l’idea di fedeltà non si mette mai in discussione.

Qual è, nel tradimento, l’aspetto che fa più male? Un amico mi ha risposto: «L’idea che la persona che ami faccia con un altro quello che fa con te, che condivida con altri un’intimità che tu credi esclusiva». Forse un giorno ci diranno che il bisogno di esclusiva sta scritto nei geni, e magari si faranno dei test del Dna prematrimoniali così uno sa prima a cosa va incontro, ma per ora la triade sesso/amore/esclusiva sembra ancora legata a una prassi, a delle regole dettate dal patriarcato.

Domare e reprimere quello che per natura non dovrebbe, né vorrebbe, essere domato è un esercizio sottile di potere perpetrato per secoli. Se i corpi potessero raccontare i desideri mancati, le rinunce fatte in nome di una promessa o di un’idea di purezza, le occasioni perse, verrebbe fuori un bel processo mondiale ai moralismi pelosi e alle religioni. Quindi, care ragazze, prima che gli ormoni vi abbandonino ascoltate che cos’hanno da dirvi, e ricordatevi che il corpo parla, a volte urla, e non mente mai.

mariangela.mianiti@gmail.com