Qui al cohousing, prima del Covid, bastava una giornata di sole, vino, formaggio, pane caldo ed era festa. Le voci e le vite di amici si intrecciavano in un tempo che diventava futuro migliore e senso di comunità. Oggi intorno alla tavola, in questa giornata pallida, siamo diversi, cauti, come in convalescenza. Si parla di quanto tutto è faticoso, anche se Pier racconta quanto il periodo Covid gli abbia regalato tanti sentieri per i monti con il suo grande amico silenzio. Anche Olga racconta un buon silenzio ricco di preghiera e contemplazione. Ma Anna sbotta provata: «di silenzio ho solo provato quello calato tra me e Carlo e sono stufa di computer per lavoro, per la scuola di Emma». L’amica Lella le ribatte «magari silenzio! Con i miei figli è stato isolamento con televisione a tutto volume, tutto il giorno. Ma male minore, piuttosto che vederli a branchi scatenati per le strade». L’Ernesto operoso, ha trovato tempo per preparare legna e provviste più del solito, ma racconta del suo amico Gianni che si è isolato nella baita e non ne vuol sapere di uscire. Aurora cerca di convincere, con scarso risultato, che gli incontri on-line le hanno permesso di conoscere gente e intrecciare relazioni come non mai. Luigi commenta: «mai come la solitudine che ho provato in ospedale, quel silenzio della notte che non passava, e davanti muro e morte possibile».

Dice Lola «Mai come i migranti che ho visto in questo tempo, ancor più isolati dalla vita e dal mondo, nella povertà e disperazione». Smirna è convinta che solitudine e isolamento abbiano trasformato noi ed il nostro modo di vivere. Ci invita a leggere «In dialogo con la solitudine» (Einaudi 2021), dello psichiatra Eugenio Borgna, per dare loro corpo e senso. Borgna descrive la solitudine come anima segreta della vita, occasione per scendere i sentieri dentro di sé, ascoltare cuore e immaginazione, per ritrovare consapevolezza della propria identità. La solitudine apre all’infinito, permette di distinguere le cose essenziali, ma non è l’isolamento in cui oggi c’è il rischio di naufragare. La solitudine non è l’isolamento, improvviso o lento che scende nelle nostre vite, che dissolve i legami e diventa malessere, chiusura e abbandono. Descrive i mille volti di queste dimensioni negli anziani, bambini, adolescenti, poeti, monaci, nelle case di riposo, nella malattia e morte. Sono volti che parlano di relazioni diverse con la vita. Certo questa sera il clima non è lieto, ma stiamo cercando parole e dialogo per rompere quella teca invisibile che ci fa sentire quasi estranei agli altri umani ed al vivere come lo conosciamo e amiamo. Cerchiamo incontro che riempia il vuoto dell’isolamento, per andarci a riprendere solidarietà e desiderio del «Noi».