La storia secondo la quale Kim Jong-un avrebbe dato in pasto ai cani lo zio «traditore», è uscita su un media di Hong Kong, il «Wen Wei Po» – classificato al diciannovesimo posto, su 21, in una classifica sulla credibilità dei quotidiani dell’ex colonia – ed è stata ripresa ieri da autorevoli giornali italiani (e da alcuni media internazionali, che hanno sollevato dubbi al riguardo, fin dai titoli).

La storia – infatti – è probabilmente falsa.

Sulla Corea del Nord siamo ormai abituati a bufale o notizie strambe senza possibilità di conferme, perché del paese si sa poco. Ma in alcuni casi l’utilizzo del condizionale – anche nei titoli – sarebbe d’obbligo. Il discorso in generale riguarda l’abitudine a concepire l’Asia attraverso una «narrazione degli eccessi» che può essere acchiappaclic per una homepage, o «curiosa» sul quotidiano, ma che non rende giustizia a culture e processi storici che andrebbero affrontati in modo più profondo e complesso.

Perché in un’economia sempre più globalizzata, già ci toccano da vicino e ci riguarderanno sempre di più. E faremmo meglio a conoscerle, e comunicarle, in modo più rigoroso e serio.