Un passo in avanti e un altro indietro. Dopo aver ottenuto la «procedura d’urgenza» un paio di mesi fa, la commissione affari costituzionali del senato comincerà oggi a ragionare su un’ipotesi di testo base per riformare la legge elettorale. La presenteranno i due relatori, Doris Lo Moro (Pd) e Donato Bruno (Pdl). Non si annuncia nulla di rivoluzionario. Il Porcellum non si abbatte, al massimo si corregge. Le tanto annunciate proposte dei saggi – il doppio turno di coalizione D’Alimonte-Violante – restano proposte. La larghe intese si stringono attorno a una formula che conviene sia al Pd che al Pdl. In attesa che la Corte costituzionale si pronunci a dicembre.

Il no dei berlusconiani, di vecchio e nuovo rito, ha bloccato sul nascere il tentativo di anticipare la discussione sulla proposta del comitato dei saggi per le riforme. Lì si immagina un doppio turno di coalizione con premio di maggioranza. Il Pdl preferisce di gran lunga un ritocco al Porcellum. Il Pd si adegua e entrambi scelgono così di perpetuare lo schema della grande coalizione. Una delle due modifiche di cui si parla (da tempo) infatti prevede l’introduzione di una soglia minima per accedere al premio di maggioranza. Non basterà arrivare primi, come adesso, per conquistare il 54% dei posti alla camera (il Pd a febbraio c’è riuscito restando sotto al 30%) ma bisognerà raggiungere almeno una soglia fissata attorno al 40%. Visto che nessun partito appare in condizione di arrivarci, e nemmeno nessuna alleanza tra partiti, le larghe intese riappaiono all’orizzonte. La seconda novità che dovrebbe essere contenuta nella bozza dei relatori va nella direzione di rendere omogeneo il risultato alla camera e al senato. Novità più sostanziose, magari del genere di quelle proposte da Violante, sono rimandate al termine del percorso delle riforme costituzionali. È la famosa legge elettorale «di sistema», un po’ un miraggio all’orizzonte.

Nel frattempo è tornato alla carica Roberto Giachetti, il vicepresidente della camera in quota Pd che già in primavera aveva tentato di mettere assieme una maggioranza favorevole al ritorno al precedente sistema elettorale, il Mattarellum. Giachetti ha annunciato che riprenderà lo sciopero della fame, prepara un’iniziativa curiosamente nel tempio della gastronomia che è Eataly di Oscar Farinetti, e soprattutto ha attaccato non solo il Pdl che «a cambiare la legge elettorale non ci pensa per niente» ma anche il suo partito, il Pd, «che non si è ancora capito cosa voglia fare». Polemica immediata. Non tanto da parte del Pdl, che conferma soltanto di non avere alcuna intenzione di riformare sul serio la legge elettorale. Ma del Pd. Prima attacca il bersaniano D’Attore – «Giacchetti è intenzionato a farsi pubblicità» – poi colpisce la senatrice Finocchiaro che è la presidente della commissione affari costituzionali: «Agitare bandierine senza preoccuparsi della necessità di una legge condivisa è un esercizio sterile». E quando arriva anche la stroncatura di un lettiano come il senatore Francesco Russo – «adesso cerchiamo di fare il meglio che si può in queste condizioni» – appare chiaro che l’intenzione della maggioranza è di non farsi troppo male. E quindi non nuocere al Porcellum.