Tra Torino e Genova ci sono 180 chilometri. Un paio d’ore di macchina, in condizioni normali. Ma ieri la Juventus, che era attesa alle 21e 45 al Ferraris per la partita di campionato contro il Genoa, ha deciso di arrivarci in aereo. Basterebbe questo per capire quanto la situazione sulle autostrade in Liguria sia drammatica. Chilometri e chilometri di coda, decine di scambi di carreggiata, doppi sensi di marcia, caselli chiusi, cantieri infiniti, frutto di un piano di ispezioni e manutenzioni nelle gallerie imposto dal Mit ad Aspi per garantire la sicurezza della rete. Un piano di cui, chi non ha la possibilità di affittare un volo charter, è ostaggio.

SULLO SFONDO degli incolonnamenti si stagliano, evidenti, la battaglia sulle concessioni e la campagna elettorale per le regionali. Ed è in questo clima che una regione storicamente in affanno sul fronte delle infrastrutture si avvicina alla data di inaugurazione del ponte che, a due anni dal crollo, sostituirà il Morandi.

IL 29 LUGLIO IL VIADOTTO sarà consegnato dai costruttori al sindaco e commissario Marco Bucci – «se tutto va bene» – e il 1 agosto è già quasi fissata l’inaugurazione della struttura. Ma il rischio è che una volta che il ponte sarà pronto e collaudato, non possa comunque essere utilizzato.

PER PIÙ DI UN MOTIVO: intanto, anche se dalla struttura commissariale rassicurano sul tema, perché a ponente del nuovo ponte si trova tra una galleria (Coronata) che dovrà essere ristrutturata e il super perito del Mit Placido Migliorino ha già avvertito che il «paziente è in gravi condizioni». Immediatamente a levante del nuovo ponte, invece, c’è un’elicoidale di raccordo con la autostrada A7 che risale agli anni della costruzione del Morandi. Autostrade, che sta eseguendo il “revamping” ha garantito che terminerà entro fine luglio.

LA QUESTIONE PIÙ SPINOSA, però, è tutta burocratica: a oggi non si sa chi farà l’ispezione e chi darà il visto di viabilità al ponte collaudato. Bucci ha riportato il tema all’attenzione del Mit ieri sera durante una riunione in videoconferenza ma all’incontro erano presenti i vertici tecnici e il dialogo è stato aggiornato a questa sera, per le risposte, con la ministra De Micheli. Il collaudo statico sarà effettuato da tecnici Anas nominati dalla struttura commissariale ma quello esecutivo dovrà arrivare dall’ente gestore che, al momento, non è stato ancora individuato. Ancora non si sa, infatti, se si tratterà di Autostrade o dello stesso ministero delle Infrastrutture oppure, per superare l’impasse, di un nuovo commissario straordinario, magari lo stesso sindaco.

MA NON È FINITA. La decisione su chi gestirà il nuovo ponte è legata a doppia corda con il capitolo concessioni e con l’attesa sentenza della Corte Costituzionale in merito al ricorso al Tar di Aspi contro il decreto Genova, che ha impedito alla società di occuparsi della ricostruzione del viadotto ma che le ha imposto il pagamento delle spese e dei risarcimenti senza che sul disastro siano state accertate responsabilità in via processuale (l’iter non è neppure arrivato all’udienza preliminare). La Consulta si riunirà l’8 luglio e se dovesse confermare le presunte violazioni costituzionali e il mancato rispetto della convenzione tra Stato e concessionaria, la base economica che ha permesso il tanto citato “modello Genova” potrebbe essere minata e il governo stesso uscirebbe molto indebolito nel percorso di revoca. Se invece la sentenza dovesse confermare il buon impianto del decreto i giochi sarebbero un po’ più semplici per Conte, in una posizione di forza maggiore nella trattativa che non ha ancora portato a grandi svolte e anzi sembra essersi tradotta in un braccio di ferro tra Aspi e Mit combattuto sulla pelle di chi deve viaggiare sulle autostrade A7, A12, A10 e A26. In un post, ieri, De Micheli, ha detto ai liguri «che dal 3 luglio verranno progressivamente liberate le arterie stradali» ma il piano preciso ancora non c’è. A ogni modo, difficile pensare che il ministero possa decidere, prima dell’8 luglio, chi metterà l’ultima parola su un’opera simbolo per l’Italia come il ponte di Genova, soprattutto se sarà uno dei pochi chilometri di autostrada a non aver bisogno di restauro.