La procura romana sta lavorando con «determinazione» e con «molti sforzi» per tentare di assicurare alla giustizia i responsabili della morte di Stefano Cucchi e di Giulio Regeni. Lo ha affermato ieri, intervenendo all’inaugurazione dell’anno giudiziario nelle Corti d’Appello, il procuratore generale di Roma, Giovanni Salvi, che non sembra porre alcuna strumentale differenza tra i torturatori del Cairo e quelli nostrani.

I magistrati romani hanno «profuso molti sforzi nel tentativo di assicurare alla giustizia i torturatori e gli assassini di Giulio Regeni. Essi hanno sin qui ottenuto, quanto meno, che non si accettassero verità di comodo», ha ricordato Salvi. «Con la stessa determinazione» la procura ha lavorato sul caso del giovane sottoposto a brutali violenze da parte dei carabinieri che lo arrestarono nel 2009, «avvalendosi dell’opera di alta qualità professionale della polizia di Stato.

Anche la Procura Generale – ha aggiunto Salvi – ha contribuito a questo impegno, nei giudizi di appello e ricorrendo in Cassazione ove la decisione appariva non soddisfacente ai fini del complessivo accertamento della verità. Su questa strada si andrà avanti in ogni grado di giudizio».

Il Pg di Roma ha poi voluto ricordare «le sofferte parole del Comandante generale dell’Arma, Giovanni Nistri, il quale ha affermato che attraverso la “verità perseguita ad ogni costo” e superando “un silenzio durato troppo a lungo”, i Carabinieri continueranno ad essere un punto di riferimento, esempio di rettitudine, integrità e senso del dovere».

Anche il ministro Bonafede, al termine delle celebrazioni a Firenze, ha assicurato l’impegno del governo italiano per ottenere giustizia dall’Egitto: «Posso dire che il ministero sta monitorando tutto lo sviluppo, e nella misura in cui sarà necessario intervenire, noi interverremo, perché la linea del governo è chiara: non è ammissibile che ci sia verità “di comodo”, questo lo sottolineo, sulla vicenda Regeni».