Affidamento sì, ma a una condizione: basta insulti ai giudici. Il giorno dopo l’udienza che ha fatto tirare un sospiro di sollievo al condannato Silvio Berlusconi e ai suoi, emergono le prime limitazioni alla sua agibilità politica. L’ex cavaliere dovrà stare bene attento a quello che dirà soprattutto in tema di giustizia cercando di evitare i soliti attacchi alla magistratura. E siccome le sue campagne elettorali da vent’anni sono caratterizzate dall’evocazione ossessiva dei comunisti e delle toghe rosse non si tratta di un dettaglio.

Il sostituto procuratore generale di Milano Antonio Lamanna, lo stesso che giovedì pomeriggio si è pronunciato a favore dell’affidamento di Berlusconi ai servizi sociali scacciando l’incubo dell’arresto ai domiciliari, ha però posto una precisa clausola. Durante l’udienza ha tirato fuori un articolo del Corriere della Sera dello scorso 7 marzo che riportava le parole pronunciate dal condannato proprio nei confronti del tribunale di sorveglianza. «Sto davvero vivendo il più brutto periodo della mia vita – aveva detto Berlusconi a una delegazione della Basilicata in visita ad Arcore – dopo aver lottato per vent’anni per la libertà sono qui a dipendere da una mafia di giudici che il 10 aprile mi diranno se devo andare in galera, se mi mettono agli arresti ai domiciliari o se mi mandano a fare non so che servizio sociale». L’affermazione era riportata in un video rilanciato su facebook dall’esponente di Forza Italia Nicola Becce e poi era stata ripresa dalla stampa. Si tratta solo dell’ennesimo attacco di Berlusconi contro la magistratura e non certo del più virulento. Ma è bastato a colpire il procuratore generale che invece per il resto è stato piuttosto tenero e comprensivo nei confronti dell’ex cavaliere. Dopo il suo parere favorevole all’affidamento resta solo da aspettare quello che decideranno i giudici da martedì al 25 aprile.

Dato per scontato che saranno scartati gli arresti domiciliari, tutta l’attenzione si concentra sulle limitazioni della libertà che potrebbero condizionare l’«agibilità politica» di Berlusconi in vista della prossima campagna per le europee. I suoi legali hanno chiesto al tribunale di tenerne conto e di concedere margini più ampi al loro assistito. Prima di tutto bisognerà capire se i giudici affideranno Berlusconi al centro per anziani disabili nell’hinterland milanese proposto dall’autorità penitenziaria, oppure se dovrà prestare servizio per un pomeriggio a settimana presso una Onlus vicina a Forza Italia in una cascina ancora da ultimare nei pressi di Arcore come suggerito dai suoi avvocati. Ma soprattutto la sentenza stabilirà limitazioni agli orari di uscita e al raggio degli spostamenti concessi a Berlusconi.

A questo punto però i guai dell’ex premier sono legati più che mai agli altri processi ancora aperti. In particolare al caso Ruby, l’appello comincerà a giugno e se venisse condannato dovrebbe scontare anche i tre anni indultati per la condanna di frode fiscale per il caso Mediaset. Altrimenti se la caverebbe con una quarantina di mezze giornate in visita agli anziani. Un attività minima di volontariato che migliaia di italiani fanno spontaneamente per anni senza bisogno di alcuna condanna.