L’allarme è scattato poco dopo le dieci quando alcuni bagnanti hanno visto le chiazze di petrolio arrivare sulla spiaggia di Pegli, quartiere residenziale considerato dai genovesi l’isola felice del Ponente, visto che è l’unico a non essere assediato dalle industrie e dalle banchine del porto.
In realtà, a causa del vicino depuratore la balneazione sarebbe anche vietata, ma i pegliesi da sempre ignorano il divieto: «Facciamo il bagno qui da trent’anni – racconta Vincenzina Paglieri che si gode il sole insieme a due amiche – e non ci è mai successo niente. Ora quello che sta accadendo fa paura. Lo sapevano che sarebbe arrivato in mare, ma non se ne sono preoccupati». A farle eco, a poche decine di metri, alcuni anziani che guardano sconsolati il mare fluorescente nei pressi del Molo Archetti, dove attracca la navebus che porta in centro città. «Io vengo a pescare sempre qui sul molo – racconta uno di loro – già c’era poco, ora non ci sarà proprio più niente».
Sul posto sono arrivati rapidamente il reparto Ambiente della polizia municipale, la guardia Costiera e nel pomeriggio Arpal per effettuare i prelievi sulla battigia dove il greggio si è depositato annerendo i piccoli ciottoli del lungomare. Il greggio, o almeno la parte più leggera, sospinta dal vento di tramontana ha superato le barriere e poi grazie alla corrente si è diretta verso le spiagge del ponente. Questa mattina ci sarà un nuovo sopralluogo di Asl 3 e protezione civile del Comune che effettueranno nuovi prelievi e sono pronti a chiudere l’accesso alle spiagge della zona. Per correre ai ripari ieri un’ulteriore barriera protettiva profonda un metro e ottanta centimetri e alta mezzo metro sopra il pelo dell’acqua è stata posizionata alla foce del Polcevera, un centinaio di metri prima del canale di calma. «La quantità di greggio che effettivamente è arrivata fino alla foce non è molta ma in parte è arrivata» ammette il capitano Giovanni Calvelli, portavoce della Capitaneria di porto che sta coordinando il posizionamento dei mezzi e delle barriere in mare.
In tre giorni le barche al lavoro sulla foce del torrente hanno estratto circa 200 metri cubi di petrolio misto ad acqua.
Quello che è sfuggito finora alle barriere assorbenti è rappresentato «dalla parte più volatile del greggio, non quella densa che peraltro è la più facile da raccogliere mentre questa più leggera non si attacca ai mezzi meccanici che vengono impiegati per la raccolta».
Il cantiere sul Polcevera ieri è stato oggetto di un blitz da parte degli attivisti di Legambiente che hanno appeso uno striscione con scritto «La terra è l’unica che abbiamo e non è in vendita». «Le fonti fossili – ha detto il presidente di Legambiente Liguria, Santo Grammatico – causano danni rilevanti a livello locale ma sono responsabili dei mutamenti climatici e dell’innalzamento della temperatura della Terra, nonché di guerre collegate allo sfruttamento dei giacimenti.
Da Genova la lezione è chiara: è necessario superare l’utilizzo delle fonti fossili emancipando i territori da un vincolo all’industria pesante che non può essere perenne». Sul Polcevera è arrivato il pallone aerostatico dell’Ispra, con il compito di rilevare in tempo reale le macchie di greggio e le iridescenze in mare anche di notte, grazie alle telecamere a infrarossi, ma ancora non si è sollevato in aria, visto che manca l’autorizzazione dell’Enac per consentirgli di alzarsi a 120 metri da terra in zona aeroportuale. I lavori però, fanno sapere Iplom e prefettura, procedono secondo il piano stabilito (o meglio imposto dalle istituzioni locali nei vertici in prefettura sull’emergenza che si tengono puntualmente tutti i giorni alle 16).
Fino ad oggi sono state rimosse circa 2 mila tonnellate di greggio grazie all’incremento di uomini e mezzi. All’opera gli operatori nelle ultime 24 ore sono triplicati (45 a 15) e vengono impiegati 29 spurghi e 13 bilici dove le attività sono coordinate dalla multinazionale Belfor, mentre in acqua sono al lavoro sei battelli gestiti dal consorzio Castalia, specializzato nell’antinquinamento marino e nel pronto intervento che dovrà occuparsi anche della bonifica delle spiagge. Nel frattempo la Iplom ha convocato per questo pomeriggio i sindacati per discutere della possibilità di utilizzo della cassa integrazione per i 208 dipendenti della raffineria di Busalla, ferma da domenica sera a causa del sequestro da parte della magistratura di parte dell’impianto.
Il sostituto procuratore Walter Cotugno, che indaga per disastro ambientale, ha effettuato un lungo sopralluogo controllando anche la prima parte della conduttura che da Multedo arriva a Fegino e nella sede della Iplom. La polizia giudiziaria ha cominciato ad ascoltare i tecnici e gli operai presenti domenica sera. A breve dovrebbe essere nominata una squadra di periti composta da un geologo e due ingegneri esperti in materiali e impianti.
Questa sera sono previste le prime deboli piogge mentre per sabato l’Arpal prevede «piogge diffuse per l’intera giornata». E la corsa contro il tempo continua.