Nella profonda trincea scavata per il contrasto alla pandemia da coronavirus, ci sono anche i cooperanti internazionali che, a decine, hanno deciso di rimanere nei Paesi ove operano le loro Ong.

Dall’America latina all’Asia, transitando per l’Africa ed il Medio Oriente, questa variegata compagine di donne e uomini dediti al proprio lavoro, continua ad agire insieme ai partner nazionali anche nelle zone oramai colpite francamente dal virus.

Solo qualche giorno fa, in una riunione tra le rappresentanze delle Ong e la Viceministra Del Re, delegata a seguire le politiche di cooperazione internazionale allo sviluppo, è stato fatto il punto della situazione, cominciando a creare quella rete di informazione e salvaguardia dei cooperanti, ma anche le misure necessari affinché le attività continuino.

Ed è questa la sfida che la pandemia pone anche alla politica estera, nelle sue componenti solidali in particolare. La straordinarietà delle misure prese a livello nazionale per quanto concerne il sostegno alle imprese, al lavoro, agli investimenti, alla salute, la flessibilità fiscale, devono necessariamente trovare una loro declinazione anche per quanto riguarda questo comparto fondamentale. Più in generale, perché l’epidemia da sanitaria non diventi un flagello sociale, è necessario un ripensamento profondo, già in parte in atto, che comprenda tutto il sostegno al Terzo Settore, di cui le Ong fanno parte.

Non vi è dubbio, infatti, che la situazione di crisi attuale abbia evidenziato, a tutti i livelli, come una società solidale ed inclusiva, in grado di prendersi in carico le necessità di base dei cittadini, abbia necessità di un Terzo Settore sempre più diffuso, organizzato, resiliente, e sostenuto anche attraverso forme di partecipazione del settore privato alla sua progettualità, a partire, ad esempio dal ruolo già molto attivo delle Fondazioni filantropiche. Anche qui, però, la situazione impone nuove regole, maggior flessibilità, nuove modalità di accesso al credito agevolato. Tornando allo specifico della solidarietà internazionale, è impensabile non dedicare anche a queste azioni delle risorse aggiuntive per fare fronte alla situazioni di crisi che di giorno i giorno si aprono nel Paesi più vulnerabili.

Questo è infatti il momento di far valere i valori che sostengono i progetti di cooperazione internazionale, il senso profondo e concreto delle enunciazioni di principio che trovano proprio nell’impegno straordinario la loro normalità. La Legge di Bilancio quest’anno ha di fatto penalizzato l’incremento previsto per i fondo destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo, con motivazioni derivanti da una crisi che viene da lontano. Ora, però, di fronte ad uno scenario profondamente mutato, a regole di bilancio nuove, ad un maggior flessibilità a livello comunitario, è giusto fare uno sforzo di sostegno a queste attività anche perché le emergenze sanitarie che si stanno aprendo in molti Paesi lo richiederanno.

Così come lo stessa sensibilità le Ong la chiedono alla Unione Europeo, che deve mostrare adesso, non solo solidarietà al suo interno, ma anche verso i suoi partner internazionali nei Paesi in via di sviluppo, dove la memoria è lunga ed il ricordo di una mano tesa oggi nel momento del bisogni può fare la differenza domani in un mondo in rapido cambiamento.
Portavoce Coordinamento Italiano NGO Internazionali