Paranoia attentati: ieri sera, a Roubaix (Nord) c’è stato un tentativo di rapina, i delinquenti si sono rinchiusi in una villetta con degli ostaggi. E’ intervenuto il raid. Ma non sembra che ci siano legami con le azioni terroriste di dieci giorni fa.

Perquisizioni e grande confusione a Bruxelles come a Parigi, dove 161 persone ferite il 13 novembre sono ancora in ospedale e 26 in rianimazione. In Belgio una quinta persona è stata messa sotto accusa, portando a 5 gli indagati dopo gli attentati in Francia, un’altra persona oltre a Salah Abdeslam – il suo collaboratore Mohamed Abrini – è ricercata, mentre lo stato d’allerta massima (livello 4) è continuato ieri. Oggi, le scuole dovrebbero cominciare a riaccogliere progressivamente gli allievi, il governo propone di creare in ogni istituto una “stanza securizzata” per potersi rifugiare. La metropolitana dovrebbe ripartire, anche se non tutte le stazioni saranno riaperte e la vita ricominciare, pesa il clima di una minaccia diffusa. Anche a Parigi, il clima resta nervoso. Jawal Bendaoud, l’affittacamere di Saint-Denis, dove sono stati uccisi il “cervello” degli attentati Abaaoud, sua “cugina” Hasna e un terzo uomo non ancora identificato, è stato rinviato a giudizio, dopo 6 giorni di fermo. Il Procratore François Molins ha rivelato che Abaaoud stava progettando con un complice un attentato alla Défense, per il 18-19 novembre e che la sera del 13 è tornato sui luoghi degli attentati, mentre i soccorsi erano all’opera. Ieri, è stata evacuata Place de la République, la stazione della metropolitana bloccata, per un falso allarme sulla presenza di un pacco sospetto. Paralizzato nel pomeriggio l’Rer A, per lo stesso motivo. Ci sono state 1233 perquisizioni extragiudiziarie in Francia negli ultimi giorni, 165 persone interpellate e 142 fermi, 230 armi sono state sequestrate. Il bersaglio sono anche le moschee e le associazioni legate all’islam radicale e ultraortodosso. Da Vénissieux a Brest, da Genneviliers a Montpelier e a Artigat, 25 luoghi di culto musulmani sono stati perquisiti, “otto moschee, dieci sale di preghiera e sette domicili di imam o di predicatori”, precisa il ministero degli Interni, che si dice “molto determinato” a scavare fino in fondo nel background della radicalizzazione. A Artigat, che è una cittadina dell’Ariège dove si è sviluppata una delle principali filiere della jihad francese, c’è stata un’ampia operazione di polizia con fermo di Olivier Corel, l’ “imam bianco”, un salafista di 69 anni che è stato il mentore di terroristi come Mohamed Merah (scuola ebraica di Tolosa, 2012) e Fabien Claim, la ”voce” della rivendicazione da parte di Daech degli attentati di Parigi del 13 novembre. Mistero su come una cintura esplosiva, che pare contenere lo stesso Tatp (perossido di acetone) sia stata trovata in una pattumiera di Montrouge dieci giorni dopo gli attentati. Qualcuno potrebbe averla messa di recente. E’ confermato dall’analisi dei contatti telefonici che Salah Abdeslam, l’uomo più ricercato d’Europa sempre in fuga in Belgio, sia passato da Montrouge la sera del 13 novembre. Non è ancora stato identificato il terzo uomo del commando del Bataclan, né hanno ancora un nome due kamikaze dello Stade France. Il “terzo uomo” è la persona registrata da un video della metropolitana non lontana da Abaaoud a Montreuil, l’uomo che era rifugiato con il “cervello” belga in un magazzino di Aubervilliers e che la “cugina” Hasna è andata a cercare, per accompagnarli nell’appartamento di Saint-Denis? E’ suo il corpo del terzo morto di Saint-Denis?

La ministra Ségolène Royal, che oltre che di Ecologia si occupa di Trasporti, ha annunciato la prossima installazione di controlli di sicurezza per l’accesso al Thalys, alle stazioni di Parigi, Lille, Bruxelles, Amsterdam e Colonia, ma bisognerà vedere se verrà poi attuata. Il Consiglio francese del culto musulmano ha deciso di istituire un certificato di “abilitazione” degli iman. Lo ha annunciato il presidente, Anouard Kbibech dopo una riunione al ministero degli Interni. Sarà una “certificazione” di adesione ai valori della Repubblica, non si sa se obbligatoria, con la firma di una “carta dell’imam” in corso di elaborazione. In un lungo articolo pubblicato da Le Monde, il grande specialista dell’islam Olivier Roy contraddice questo approccio. “Se le cause della radicalizzazione fossero strutturali – scrive – allora perché toccano solo una frangia minima e circoscritta dei musulmani di Francia?”. Per Roy, si tratta di una “rivolta nihilista” che riguarda due categorie particolari di giovani, la “seconda generazione” di immigrati e i “convertiti” (ormai il 25% dei radicalizzati), che non significa la “radicalizzazione dell’islam ma l’islamizzazione della radicalità”. Per Olivier Roy, i bombardamenti in Siria faranno ben poco, anche se Daech venisse sconfitto. Roy contesta le due letture predominanti, in questi giorni: quella “culturalista” (lo scontro di civiltà) e quella terzo-mondista (la sofferenza post-coloniale). Non si tratta di trasmissione dell’islam, ma di rottura famigliare. Quindi non servirebbe a nulla offrire “un islam moderato”, poiché è “la radicalità che attira”, una rivolta nihilista che si apparenta a quella dei killer di massa statunitensi o di Breivik in Norvegia. Cellule nihiliste difficili da individuare e infiltrare, costituite molto spesso su base famigliare (molti fratelli in azione, i Kouachi, i Clain, i Abdeslam ecc.).