O la «Flat tax», e l’«autonomia differenziata», o la vita del governo. Lo ha detto il sottosegretario leghista alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti, mentre il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’economia Giovanni Tria dal G20 di Osaka ieri ripetevano in coro di essere ottimisti sulla procedura di infrazione per debito eccessivo: sarà scongiurata, non per «magia», ma perché «lo dicono i numeri: i conti dell’Italia sono in ordine».

L’OTTIMISMO è dovuto all’esito della raccolta di 8-9 miliardi necessari all’«assestamento di bilancio», previsto lunedì in consiglio dei ministri. Ci siamo, quasi: tra i «risparmi» dal «reddito» e «quota 100», le «una tantum» dalla cedola extra da 960 milioni di Cassa Depositi e prestiti, 1,25 miliardi di incassi extra dal contenzioso con Kering (Gucci), le maggiori entrate fiscali e altri spiccioli, il governo ritiene di abbassare il deficit al 2,1% sul Pil. Mentre indiscrezioni sostengono che la procedura sarà rinviata, non scongiurata, all’autunno. Ieri però Giorgetti, che non si candiderà a commissario Ue, ha ripreso l’argomento «flat tax» che Salvini voleva anticipare con la manovra d’estate. Rispetto alle panzane Giorgetti nell’intervista di Maria Latella su SkyTg24 è stato più cauto. A Conte, Salvini e Di Maio ha chiesto di «guardarsi nelle palle degli occhi» e dirsi «in modo inequivocabile se si vuole fare la flat tax, sì o no. La procedura magari sarà rinviata, ma questo chiarimento nel governo è inevitabile». Un’uscita che rivela la presenza di due ipotesi sul tavolo: la sospensione della procedura fino alla manovra d’autunno oppure la chiusura definitiva della trattativa grazie agli impegni sul 2020. Su quale delle due ipotesi scommettono Tria e Conte in vista del giudizio della Commissione Ue previsto martedì, mentre l’Ecofin si pronuncerà l’8-9 luglio?

QUESTO TRIPLO GIOCO a carte coperte, dentro la maggioranza tra Lega-Cinque Stelle e tra il governo e la commissione Ue, durerà ancora. Giorgetti teme che un accordo per il rinvio della procedura d’infrazione potrebbe trascinare le grane del governo dopo le vacanze d’agosto. E invece la Lega chiede subito la «flat tax», sostenendo di avere trovato le coperture, posizione messa in dubbio da Di Maio secondo il quale «vanno trovate, non pretese».

CONTE HA RIPETUTO ieri di «essere ambiziosissimo». Non è una novità per chi ha annunciato l’avvento di un «anno bellissimo» e mette toppe a un bilancio-groviera. L’ambizione consiste nel prospettare la riforma del sistema fiscale, non solo la rimodulazione delle aliquote fino ai 50 mila euro di reddito familiare. È la rimasticatura di una tesi avanzata anche dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco che, tra l’altro, ha segnalato che il sacro graal dei liberisti salviniani potrebbe complicare il quadro fiscale, provando ad alleviare il peso dei tributi sulle imprese. Senza contare i danni che provocherebbe in un sistema già gravato da squilibri fiscali pesanti. Si tratta di inserire la bandiera elettorale alla quale la Lega ha appeso il futuro del governo a una rimodulazione delle agevolazioni fiscali. Una chimera, in questi anni. In mezzo c’è la partita sull’autonomia «differenziata» sul quale il partito del Nord (Zaia e Fontana) che ha qualche peso nella Lega ha sfidato i Cinque Stelle. Sta qui l’ambizione di Conte, penalizzato dall’assenza di peso politico, ma specializzato nel prendere tempo. Trovare una soluzione per tutto, rinviando. Il problema è il tempo: sta scadendo.

IL BALLETTO DURERÀ probabilmente oltre il 20 luglio, data fissata per mezzo stampa per l’ultima finestra del voto a settembre. L’inevitabilità del chiarimento chiesto da Giorgetti prenderà tempo anche perché Tria, pur non essendo per principio contrario alla «flat tax», ha legato la proposta all’andamento dei conti. I principi costano per un governo che cerca di sottrarsi dal suo isolamento. E pensare che in campagna elettorale doveva cambiare l’Europa, mentre ora si limita ad applicarne le regole in attesa che qualcuno le cambi. Salvo che l’ambizione di cui abbonda non riservi sorprese. E nuovi rinvii