I I Un conflitto tecnologico sta mettendo ulteriore sabbia nei rapporti, tradizionalmente molto oliati, tra la Turchia e gli Stati Uniti, il conflitto tra due tipi di strumentazione bellica – i caccia F35 Lockheed Martin e il nuovo sistema antimissili S400 di fabbricazione russa – che sono in effetti l’uno l’antidoto dell’altro. Il presidente neo ottomano Recip Tayyip Erdogan però li ha commissionati entrambi. E dopo mesi di avvertimenti, venerdì scorso il Pentagono ha alla fine estromesso la Turchia dal programma F35. Con una decisione storica che, per esplicita sottolineatura statunitense, mina la stessa permamenza della Turchia nella Nato.

È stato il segretario alla Difesa statunitense, Patrick Shanahan, a comunicare formalmente ad Ankara, con una lettera, che non riceverà i caccia F-35 acquistati dal governo turco. E intanto gli addestramenti dei 34 piloti turchi si interromperanno a fine luglio invece che a fine anno in quanto «non sussistono più i requisiti perché acquisiscano competenze sui sistemi del programma Joint Strike Fighter». Shanahan ha solo in coda chiosato che la Turchia «ha ancora la possibilità di cambiare rotta sull’S400». Ma a stretto giro il presidente Erdogan gli ha risposto ieri che ritirarsi dall’accordo con Mosca è «fuori questione». Washington, ha spiegato, «non ci ha fatto un’offerta all’altezza degli S400».

Mosca accelera intanto le consegne. L’amministratore delegato della Rostec, il conglomerato statale russo che produce il sistema antiaereo S400, Sergey Chemezov, ha infatti appena annunciato da Pietroburgo tramite il canale Ntv che la consegna alla Turchia dei primi intercettori terra-aria inizieranno «entro due mesi», visto che i pagamenti sono stati fatti e gli ufficiali turchi hanno terminato i relativi corsi di addestramento. Da notare che invece l’accordo firmato nel settembre scorso prevedeva come prima data di consegna il marzo 2020.

Anche per l’Italia l’annullamento della partecipazione al programma F35 da parte della Turchia può avere conseguenze. Ankara infatti era uno dei partner principali, avrebbe dovuto comprare addirittura 100 di questi caccia, per un valore complessivo di circa 9 miliardi di dollari. Come ricorda Al Jazeera, le aziende turche al momento producono 937 parti di questi velivoli tra cui grossa parte del carrello di atterraggio e della fusoliera. Il Pentagono fa sapere che dall’inizio del 2020 conta di trasferire queste produzioni altrove.

La ministra della Difesa Elisabetta Trenta a fine maggio, rispondendo al Question time, ha annunciato di aver autorizzato «il completamento della prima fase del programma, che vedrà la costruzione e consegna di 28 velivoli» in totale, di cui 13 già completati e 15 da completare entro il 2022. Ma l’anno prossimo l’Italia dovrà decidere definitivamente se comprare l’intero stock di 90 caccia. Rete della Pace, Sbilanciamoci e Rete Disarmo a giorni rilanceranno la campagna Stop F35.