La maggioranza continua a diascutere sul nodo Imu e Iva: dato per assodato che anche il Pd è propenso a eliminare l’aumento della tassa sui consumi (per il momento solo rinviato all’1 ottobre), il Pdl insiste sulla cancellazione dell’Imu sulla prima casa per tutti. Il partito guidato da Guglielmo Epifani su questo tema è molto più cauto: ieri diversi esponenti Pd hanno ripetuto che preferirebbero piuttosto una rimodulazione, direzione tra l’altro indicata due giorni fa dall’Fmi.Tra i «falchi» dell’Imu c’è sicuramente il capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta, secondo cui l’eliminazione totale della tassa porterebbe addirittura 150 mila posti di lavoro: «L’eliminazione dell’Imu produrrebbe almeno 150 mila posti di lavoro – ha detto ieri – perché permetterebbe di rilanciare il mercato immobiliare». «Per gli “scettici” dell’Imu – ha continuato – riportiamo qualche numero, fornito dall’Ance su dati Istat: nel 2011 gli occupati nel settore delle costruzioni in Italia erano 1.847.000. A fine 2012, per effetto dell’introduzione dell’Imu da parte del governo Monti, questo numero è sceso a 1.694.000. Vuol dire che si sono persi 150 mila posti di lavoro. Solo nel settore delle costruzioni».

Bisogna subito dire, contro questa teoria, che questi numeri sembrano appesi al nulla: Brunetta non considera il peso della crisi nel crollo delle costruzioni? La posizione del Pd è espressa dal presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano «L’impegno del governo sulla rimodulazione dell’Imu va sicuramente onorato – dice – così come quelli che riguardano il lavoro, un nuovo finanziamento della cassa integrazione in deroga e la correzione della riforma pensionistica. Per soddisfare tutte queste priorità le risorse vanno saggiamente distribuite: resto dell’idea che sia sacrosanto togliere l’Imu sulla prima casa per chi ha un reddito o un valore dell’abitazione medio-basso, vale a dire la gran parte dei cittadini». Posizione che, tra l’altro, vede d’accordo anche la segretaria della Cgil Susanna Camusso, e pure i leader di Cisl e Uil. Ma Damiano ha sottolineato anche il disaccordo con il Pdl: «Ritengo invece sbagliato – ha spiegato – togliere questa tassazione a tutti: chi ha alti redditi partecipi in modo solidale all’attuale situazione di crisi, altrimenti a pagarne le spese saranno come al solito i più deboli. Lo si è già visto nel caso delle pensioni. Lo stimolo alla crescita del settore dell’edilizia è sicuramente un fattore decisivo per l’economia e le misure adottate dal governo per quanto riguarda gli incentivi alle ristrutturazioni e al risparmio energetico, vanno nella giusta direzione e saranno quelle che contribuiranno a creare nuovi posti nel settore».

Intanto ieri il governo, attraverso una circolare del sottosegretario Filippo Patroni Griffi, ha invitato i ministri a rendere note le proprie dichiarazioni dei redditi, così come era stato fatto quando a capo dell’esecutivo c’era Mario Monti. In base alla legge, entro tre mesi dalla nomina, i titolari di incarichi politici sono tenuti a pubblicare non solo i loro redditi ma anche quelli del coniuge e dei familiari entro il secondo grado (purché essi vi consentano, e in caso contrario va specificato). Non solo: dovranno essere indicati anche i compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica, i viaggi di servizio e le missioni pagati con fondi pubblici, i dati relativi all’assunzione di altre cariche presso enti pubblici o privati e i relativi compensi. Il premier Enrico Letta ha messo on line il curriculum e le proprie dichiarazioni patrimoniali ma non quella della moglie, mentre della dichiarazione dei redditi del vicepremier Alfano non c’è traccia. Le dichiarazioni del ministro per la Funzione pubblica Giampiero D’Alia e della moglie saranno on line da domani.