A casa sua ha fatto un governo «politico» con la destra, ma in Europa giura di essere convintamente bipolarista. Come del resto la Spd tedesca, che governa con la Cdu di Angela Merkel. Oggi Matteo Renzi riunisce la direzione Pd alla camera – forse stavolta niente streaming – alla quale chiederà di votare l’adesione al Partito socialista europeo, che aggiunge al nome la scritta «Socialists & Democrats», come già al gruppo di Strasburgo proprio per consentire agli ex centristi del Pd di «morire socialisti». La minoranza di sinistra incassa e si impegna, per oggi, a non discutere di altro, per esempio della riorganizzazione dei vertici Pd. Con il sì al Pse si chiude una discussione che agita il partito dalla nascita. Con qualche strascico polemico. L’ex ppi Beppe Fioroni annuncerà il suo no, ma l’intensità del monosillabo dipenderà anche dai nomi dei sottosegretari, per i quali in queste ore il pressing ex ppi è notevole. Sabato a Roma si svolgerà il congresso Pse, dove verrà lanciata la corsa del socialdemocratico tedesco Martin Schulz alla guida della commissione Ue. Parlerà anche il segretario-premier. Sarà presente anche una delegazione di Sel, che ha chiesto di aderire al Pse ma alle europee correrà sotto le insegne dello sfidante di sinistra di Schulz, il greco Alexis Tsipras.