Il senatore democratico Francesco Verducci, insieme a 15 colleghi del Pd e a tre di Scelta Civica, ha presentato con successo un emendamento alla legge di stabilità per finanziare con 400 milioni di euro il «Sistema per l’inclusione attiva». L’emendamento ha superato l’esame di ammissibilità da parte della Commissione Bilancio del Senato e potrebbe essere una boccata d’ossigeno per il progetto del ministro del Lavoro Enrico Giovannini che è alla ricerca di 1,5 miliardi per finanziare la sua creatura.

Il «Sia», cioè un sussidio di povertà per le famiglie indigenti colpite dalla crisi e dalla disoccupazione di massa costa 7 miliardi di euro all’anno, secondo le stime fatte dalla commissione ministeriale che ha elaborato la proposta. I 400 milioni, su cui contano i senatori piddin-ex montiani, sono una goccia nell’oceano rispetto alle esigenze di Giovannini, ma anche rispetto alle aspettative delle Acli e della Caritas unite nell’«Alleanza contro la povertà». Entrambe premono – con la loro proposta del «Reddito d’inclusione sociale – Reis» – per finanziare uno strumento di «lotta contro la povertà» (900 milioni il costo).

«Crediamo che 400 milioni siano in questo momento assolutamente insufficienti a dare un minimo di risposte» ha detto il presidente delle Acli Gianni Bottalico. «L’Italia si deve dotare di una misura di contrasto contro la povertà assoluta – ha aggiunto il responsabile nazionale della Caritas italiana Francesco Marsico – però è evidente che far partire una misura con risorse insufficienti equivale a non farla partire».

La proposta di Vitucci (e Giovannini) sul «Sia», è bene segnalarlo, non hanno nulla a che vedere con quella del suo stesso partito sul «reddito di cittadinanza attiva», primo firmatario Danilo Leva, assegnata alle Commissioni riunite Lavoro e Affari Sociali, senza mai essere finita all’ordine del giorno di una discussione. E non si riferisce tanto meno alla proposta del vice-ministro all’Economia Fassina sulla sperimentazione del reddito minimo nelle città, lanciata dalle colonne de il manifesto l’altro ieri, venerdì.

Sulle politiche sociali, e quelle sulla tutela dei diritti fondamentali della persona, il Pd prosegue per binari paralleli, per loro natura non comunicanti, ma che hanno una decisa ispirazione pauperistica o, in alternativa, lavorista. Dipende dalla «famiglia» politica di provenienza: cattolica o comunista.

Il criterio fondamentale per distinguere una proposta di sussidio contro la povertà, come il «Sia», da una sul reddito minimo di base, è che il primo è diretto alla famiglia, il secondo all’individuo. Al momento, l’Italia è sprovvista tanto dell’uno, quanto dell’altro. Unico paese in Europa, insieme alla Grecia.