Fumata bianca alla fine del lungo conclave del Pd sardo: Francesco Pigliaru è il candidato governatore del centrosinistra alle elezioni regionali del 16 febbraio. È stato votato all’unanimità dalla direzione regionale del partito, ieri mattina a Oristano. Un lungo applauso tra i dirigenti ha salutato la scelta. Così come i primi ringraziamenti, con un altro caloroso applauso, sono andati a Francesca Barracciu, l’europarlamentare che aveva vinto a settembre le primarie del centrosinistra, ma che poi ha rinunciato alla candidatura, dopo un pressing di una parte del Pd, perché indagata per lo scandalo dei fondi ai gruppi in consiglio regionale. Sul nome di Pigliaru c’è la convergenza di Sel, Italia del valori e Rossomori, tra i più attivi nel chiedere, a suo tempo, il passo indietro di Barracciu.

Docente di economia e prorettore dell’Università di Cagliari, Pigliaru è stato assessore al Bilancio nella giunta Soru (2004-2009). Nato il 13 maggio 1954 a Sassari, dove si è laureato in Scienze politiche, si è specializzato alla Scuola superiore di economia Enrico Mattei e alla Cambridge University. Toccherà a lui sfidare il governatore uscente Ugo Cappellacci (Forza Italia) e gli altri cinque candidati ufficiali: la scrittrice Michela Murgia con la coalizione Sardegna possibile, il deputato ed ex presidente della Regione Mauro Pili (ex Pdl, ora leader di Unidos), gli indipendentisti di Meris e del Fronte Unidu indipendentista, Cristina Puddu e Pier Franco Devias, e Gigi Sanna del Movimento zona franca.

Nelle prime dichiarazioni di Pigliaru, soddisfazione e insieme consapevolezza della difficoltà della sfida: «Sono pronto e sono molto contento di questa scelta. È una responsabilità importante. Vogliamo innanzitutto ridare speranza a chi non ha più lavoro o non riesce a trovarne, ai giovani che hanno perso fiducia nel futuro. Su questo metteremo in campo da subito proposte forti e convincenti». Il candidato del centrosinistra ha anche richiamato l’esperienza Soru: «Un precedente di governo molto positivo per tutto il nostro schieramento, al quale guardare anche oggi. In particolare, vorrei ricordare il Piano per la difesa delle coste e del paesaggio approvato in quegli anni, che ha resistito a tutti gli attacchi della destra e che va difeso con convinzione, perché è una risorsa per la nostra regione, uno straordinario esempio di infrastruttura immateriale».

La decisione che ha portato alla designazione di Pigliaru è stata molto sofferta. Nella notte tra domenica e lunedì, nella direzione regionale del Pd riunita nella sede di via Emilia a Cagliari, la discussione si è protratta sino alle 4 del mattino, con l’inviato di Matteo Renzi, il responsabile nazionale enti locali Luca Lotti, chiamato a svolgere il ruolo di mediatore tra le diverse componenti del partito. E se all’inizio del confronto i nomi erano quattro (Pigliaru, il senatore Giampiero Scanu, il rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino e il segretario della Fnsi Franco Siddi), alla fine l’ha spuntata l’economista sassarese. Proposto in prima istanza dalla componente Barracciu, su Pigliaru hanno finito per spostarsi le altre due aree principali del Pd sardo: quella che fa capo al presidente della Fondazione del Banco di Sardegna Antonello Cabras e quella che ha come leader l’ex governatore Renato Soru.

Mentre il Pd risolve l’impasse, M5S di fatto collassa politicamente. Il movimento non parteciperà alle regionali. Beppe Grillo ha infatti deciso di non concedere l’uso del contrassegno elettorale. Motivo: le divisioni fra gli attivisti, sfociate in una miriade di liste con oltre 200 aspiranti consiglieri regionali. L’altro ieri a Riola (Oristano), in una riunione unitaria le anime del movimento in Sardegna, con la mediazione dei parlamentari, si sono ricomposte e hanno presentato a Grillo una lista unica di nomi, uno dei quali avrebbe potuto essere il candidato presidente. Ma questo non è stato sufficiente a convincere il leader.