Potrebbe essere solo un’altra piccola scossa, nello sciame sismico che in questi quasi cinque anni – dal 6 aprile 2009 – periodicamente ha investito la giunta comunale dell’Aquila. Ma l’esperienza insegna a non sottovalutare mai certi segnali. Tanto più perché, se questa volta le dimissioni del sindaco Massimo Cialente non dovessero rientrare, oltre agli effetti devastanti per la città d’arte, il rischio scossa finale è più che elevato per il Pd e per tutto il centrosinistra abruzzese. Con tanto di riverbero nazionale. Ecco perché ieri il partito guidato da Renzi ha riunito la segreteria nazionale con i vertici locali e, dopo aver ascoltato le istanze del territorio, ha fatto un primo passo per tentare di scongiurare le dimissioni del sindaco e di andare così all’appuntamento elettorale di maggio prossimo – quando si tenterà di sfilare la presidenza della Regione al centrodestra – anche con la sfida impossibile delle comunali.

Innanzitutto, «la segreteria nazionale dà la massima solidarietà e sostegno a Massimo Cialente». L’ex deputato Giovanni Lolli e la senatrice Stefania Pezzopane ci tengono a sottolineare questo primo risultato portato a casa dopo l’incontro, tra gli altri, con il responsabile enti locali del Pd, Stefano Bocaccini, e con Giovanni Legnini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri. Vogliono uscire da questa storia di tangenti, «fango mediatico e sciacallaggio politico» che ha investito la giunta e convinto Cialente a rassegnare le proprie dimissioni «A testa alta», come recita lo slogan della manifestazione cittadina convocata per dopodomani dalla coalizione di centrosinistra aquilana (Pd, Sel e Prc, che si confermano compatti per le eventuali prossime elezioni). «Le sorti delle dimissioni di Cialente dipenderanno anche da come risponderà la città», spiega il consigliere comunale Prc, Enrico Perilli.

Ma soprattutto si aspetta di sapere quanto Enrico Letta, che domani dovrebbe incontrare Bocaccini e Pezzopane, sarà disposto ad accettare delle richieste giunte in via Sant’Andrea delle Fratte. «Nel 2014 ci occorre almeno un miliardo per non bloccare quei 3000 cantieri già aperti e i progetti per la ricostruzione privata e pubblica del cratere (il 75% riguardano L’Aquila, il 35% gli altri comuni, ndr)», raccontano Lolli e Pezzopane. Il governo si era già impegnato, con un odg approvato al Senato, a destinare alla ricostruzione aquilana una parte di quei capitali che dovrebbero rientrare dalla Svizzera (ad accordo bilaterale concluso, chissà quando). «L’1,8 miliardi che la legge di stabilità ci destina in sei anni sono già spesi nei progetti approvati», precisa Pezzopane. «C’è poi – aggiunge la senatrice Pd – una questione aperta con l’Europa che ha bloccato il meccanismo di finanziamento della ricostruzione tramite la Cassa depositi e prestiti, perché lo considera un aggravio sul debito pubblico. È un problema che non riguarda solo noi e che andrebbe affrontato».

Ma il nodo politico, forse quello più imbarazzante per il Pd, sta nella richiesta di sottrarre la delega per la ricostruzione al ministro per la Coesione territoriale, Carlo Trigilia, considerato «non adatto al ruolo» in favore di una presa di responsabilità diretta della presidenza del Consiglio dei ministri. Come ha scritto il sindaco Cialente nella lettera inviata un paio di giorni fa al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il rapporto di fiducia con Trigilia si era già incrinato quando il ministro aveva deciso di trasferire due figure chiave nella delicata fase aquilana: il provveditore alle Opere pubbliche, Donato Carlea, e Fabrizio Magani, direttore regionale Mibac in Abruzzo. Poi il vaso si è rotto quando Trigilia, all’indomani degli arresti che hanno travolto la giunta ha dichiarato in un’intervista a La Stampa la sua indignazione per «18-20miliardi dei contribuenti» spesi «senza un progetto strategico».

«Sciacallaggio politico», l’ha definito Pezzopane. Da parte di un ministro che, «al contrario di Fabrizio Barca, ha sempre dimostrato indifferenza per la realtà aquilana», aggiunge Lolli. Tanto più se, «dopo lo studio commissionato da Barca all’Ocse e durato tre anni, e i numerosi altri studi di pianificazione territoriale, Trigilia che fa? –è l’affondo della senatrice Pd – Organizza con l’università un altro studio socio economico. Costo: 35 mila euro. Sottratti alla ricostruzione».