Ha aderito alla manifestazione del 5 ottobre lanciata da Landini e Rodotà, ha deciso chi voterà al congresso Pd, «non sarò esterno al dibattito». All’eurodeputato Sergio Cofferati dispiace fare la parte di quello che «l’avevo detto io». Ma l’aveva detto, sottolinea, «che il cammino del governo Letta era pieno di ostacoli. Ora con la condanna di Berlusconi si è aperta una nuova fase. Il Pdl non può mettere in crisi il governo per le vicende giudiziarie del leader senza ricevere contraccolpi, quindi rilancia su alcuni temi per caratterizzare l’azione di governo a proprio vantaggio. E a svantaggio del Pd. Il Pd questo deve averlo ben chiaro. E per recuperare deve dare assoluta precedenza alla riforma elettorale per poter andare in tempi brevi a votare e non restare prigioniero del Pdl».
Nel Pdl le posizioni sono ormai chiare: disponibili solo a una correzione minima del Porcellum. Il Pd deve cercarsi una maggioranza alternativa?
Il Pd deve presentare la sua proposta in parlamento e cercare il consenso di chi ci sta. Nel Pdl non c’è né la volontà né l’utilità di cambiare la legge elettorale. Aver perso questi mesi, per il Pd, è un errore grave.
Ma il Pd ha una proposta unitaria?
Le differenze vanno ricomposte subito. Altrimenti rischiamo l’ennesima azione autolesionista. Bisogna ripartire dai rilievi fatti dalla Corte Costituzionale. E in fretta: ogni settimana che passa aumentano le difficoltà del Pd nel rapporto con il suo elettorato. L’Imu è la prova provata: un’azione strumentale, rilanciata per mettere in difficoltà il Pd e il governo. È un anticipo di campagna elettorale, è evidente, e nel giro di poco tempo si potrebbero aggiungere altri temi, come la giustizia. Se ci fosse una nuova legge elettorale il condizionamento del Pdl sarebbe pari a zero.
Lei dice «legge elettorale e voto». Nella primavera del 2014 ci sono le amministrative, a maggio le europee, poi inizierà il semestre di presidenza italiana Ue. La finestra per votare, in sostanza, è solo nei primissimi mesi del prossimo anno. È così?
Le cose che dice sono tutte vere. Il Pd deve dare una robustissima accelerata sulla legge elettorale. Una volta fatta, si possono fare altri ragionamenti sui tempi.
Di fatto vuol dire una nuova maggioranza?
Non necessariamente. Vuol dire essere liberi di decidere se andare a votare subito o aspettare la fine del 2014. Ma senza restare schiacciati dai continui rilanci del Pdl. Certo, io andrei a votare nella finestra del 2014.
Lei aderisce alla manifestazione di ottobre in difesa della Costituzione. A parole tutto il Pd «difende la Costituzione». Perché il Pd non ha aderito?
Posso rispondere solo per me. È un’iniziativa giusta su un tema di grande attualità e importanza.
La scelta di varare un percorso urgente per le riforme, ormai abbandonata, era una trappola in cui il Pd è voluto a tutti i costi cadere?
Dispiace citarsi, ma ho detto da subito che il governo doveva avere una vita breve, per fare la riforma elettorale e le azioni di difesa delle persone colpite dalla crisi e di rilancio dell’economia. Aver preteso di anteporre alla riforma elettorale la definizione del quadro delle altre riforme ci ha portato a questa situazione. La condanna di Berlusconi è un acceleratore delle difficoltà, ma se anche non ci fosse stata, il percorso che si snodava sotto i piedi del Pd sarebbe stato comunque questo. Il Pdl non ha interesse ad andare a votare con una nuova legge fino a quando non sentiranno di essere in vantaggio.
Sull’Imu Letta troverà la quadra?
Improbabile. Intendiamoci: quella attuale è una brutta tassa introdotta da Berlusconi e applicata da Monti, e con un catasto non riformato crea distorsioni e ingiustizie. È una tassa che va rivista e aggiornata. Ma è necessaria. Bisognerà esentare i più deboli. Ma di che discutiamo con il Pdl? Per loro è solo una bandiera per una campagna elettorale già cominciata. Del resto hanno fatto così anche con il governo Monti. E il Pd ha pagato un prezzo enorme: dovrebbe trarne insegnamento.
Nella sua interpretazione, il congresso Pd è convocato il 24 novembre?
C’è un’assemblea convocata a metà settembre che darà il via al congresso. Che si concluderà il 24 novembre, come ha detto il segretario. Il tempo politico e quello materiale, c’è.
Epifani non l’ha detto.
Allora facciamo così: non attribuiamo niente a Epifani. L’assemblea deciderà l’inizio immediato del congresso: che è già in ritardo.
Lei ha deciso chi voterà. Perché non lo dice?
Perché è bene che si dipani tutto il quadro. Posso dire che credo sia molto utile la separazione fra premier e segretario. Anzi, fosse per me stabilirei un’incompatibilità tra segretario del Pd e premier.
È l’opposto dei principi fondativi del Pd.
No, è l’opposto di una norma che il Pd si era dato. Quando un partito fa parte di un governo lo deve sostenere lealmente, ma dovrebbe essere fisiologica una dialettica.
A occhio, il suo candidato non è Renzi.
Non proceda a occhio. Comunque sulla divisione fra candidato premier e segretario ormai siamo tutti d’accordo. La disputa resta sulla platea che li elegge. Io sono per le primarie aperte. Il segretario del Pd lo voteranno i militanti, gli iscritti e gli elettori del Pd. Il candidato premier lo sceglierà tutta la coalizione.
Ci riprovo: il futuro premier dovrà reinventarsi una coalizione di centrosinistra ma anche un rapporto con i moderati?
È importante dare una prospettiva agli elettori di sinistra che si sono allontanati, che non hanno votato, o hanno disperso il loro voto, o hanno votato Grillo. Oggi c’è una parte dell’elettorato di sinistra che non è nemmeno rappresentato in parlamento. Il congresso del Pd dovrà dire qualcosa su questo. Quanto ai moderati, quando Berlusconi uscirà di scena, la formazione di Monti si romperà definitivamente. Una parte guarda già al centrodestra. Ma ci sono degli elettori con i quali i nostri candidati premier dovranno essere in grado di interloquire.
Renzi è l’uomo giusto per questa operazione?
Il problema non sono le persone, ma le politiche. La proposta di una sinistra riformista è in grado di interloquire efficacemente con quella parte di elettorato. Troppe volte si è pensato di parlare con quell’elettorato assumendo proposte arrendevoli o moderate. È stato un errore.