«Non esistono campi larghi da costruire. Esiste una sola scelta da compiere: progressisti o populisti»: Carlo Calenda, leader di Azione, ha inviato una lettera aperta agli «amici del Pd» dalle colonne di Repubblica per il suo aut aut, con lui o con Giuseppe Conte. E nel pomeriggio ha incalzato: «Se il Pd farà una saldatura con i 5s ci sarà una migrazione verso di noi». Sempre dal Terzo polo, sponda Iv, Matteo Renzi intervenendo sul congresso dem era stato categorico: «La fine del Pd ci sarà sia con Elly Schlein al Nazareno che senza».

Parole che hanno provocato la reazione dem. «La lettera di Calenda è fuori scala e fuori tono – il commento di Emanuele Fiano -. Ciò che abbiamo vissuto dal 1996 a oggi ha esaurito funzione e prospettiva, occorre un atto rifondativo partendo dal confronto con le rappresentanze sociali e del lavoro e non su semplici leadership, tantomeno su alleanze forzose e forzate come sembra suggerirci Calenda». Enrico Borghi: «Calenda dice ‘venite con noi’. Gli ricordo che è lui ad aver stracciato l’accordo con il Pd. Nelle stesse ore Renzi dice che vuole distruggerci». Franco Mirabelli: «Non ci saranno saldature con il M5S e non ci saranno migrazioni verso nessuno. Faremo un’opposizione al governo consapevoli di essere la principale forza alternativa alla destra. Ci chiediamo se anche Calenda vorrà contribuire». Roberto Morassut è tornato a proporre «un vero percorso costituente» del Pd ma togliendo dal tavolo lo scioglimento del partito.

Francesco Boccia si affida al congresso per chiarire identità, scopi, alleanze e, solo dopo, una nuova leadership: «I giovani vengano e ci contestino in un confronto su tesi diverse. Poi si capirà se il profilo che verrà fuori sarà più a sinistra o meno – il ragionamento -. L’errore sarebbe consentire a questo Palio di Siena sulle candidature di produrre cavalli che partono senza sapere dove stiamo andando». E ancora: «Votare le tesi e anche le alleanze per evitare candidati che dicono che ci si può alleare con tutti. A chi ci dà consigli su come e quando scioglierci rispondo che non siamo un partito di proprietà di qualcuno. Da coloro che hanno partiti personali, i consigli anche no». Sul voto: «Venti giorni prima della caduta del Conte due abbiamo fatto ballottaggi in molte città e li abbiamo vinti quasi ovunque insieme ai 5S. Così come nell’ottobre del 2021. Se la sconfitta politica è chiara, è chiara anche la ragione: in Campania, Lazio, Puglia e nella maggioranza delle regioni i partiti del campo largo superano il 50%. Siamo andati divisi e ha vinto la destra».

Massimo D’Alema ha affidato a Strisciarossa il suo pensiero: «Il congresso del Pd sia l’occasione per ridefinire i fondamenti e la funzione nazionale di una comunità politica». E sul voto: «il Pd ha consumato una sconfitta non solo elettorale ma anche politica, non essendo riuscito a rimettere insieme forze con le quali ha collaborato almeno negli ultimi tre anni. Le forze politiche che rappresentano ciò che fu chiamato “campo largo” e che avevano sostenuto il governo Conte hanno raccolto consensi che, sommati, hanno largamente sopravanzato il centrodestra. Quella coalizione, quel governo avrebbero potuto rappresentare un argine e un’alternativa alla destra». Infine: «L’elettorato ha premiato le forze che ha considerato le più lontane dall’establishment economico e finanziario. Difficile sconfiggere il populismo sulla base della difesa della buona amministrazione e dello status quo. Se non si mette in campo un progetto politico, una risposta al bisogno di protezione, di giustizia sociale, di diritti; se non si suscita speranza di riscatto, in particolare nella parte più debole della società, si è destinati a perdere».