Potenza della paura. Quella di perdere è così forte che gli acerrimi nemici di ieri giurano oggi di essere perlomeno leali. Il Pd senese cerca di ricompattarsi intorno al candidato sindaco Bruno Valentini, e incrocia le dita. Aspettando l’arrivo del barbaro Beppe Grillo, che domani calerà nella città del palio con il suo «Tutti a casa tour». Uno slogan che da queste parti, con il comune pieno di debiti, l’Università in profondo rosso e il Monte dei Paschi che potrebbe volare via, ha già attecchito in profondità. Visti i numeri delle ultime politiche, il ballottaggio è sicuro. I democrat partono dal 36%, l’alleanza con Sel e altre liste civiche non basterà a passare il guado del 50%. Dopo il primo turno i giochi saranno riaperti. E vista la frammentazione della destra senese, l’avversario da battere sarà il M5S, che sul caso Mps continua a battere un ferro sempre incandescente.

Sul futuro della banca è intervenuto l’altra sera Guglielmo Epifani. Il neosegretario nazionale è venuto a Siena per chiedere alle fazioni cittadine del Pd di deporre le armi e sostenere il renziano Valentini. Con particolare riferimento all’ex primo cittadino Franco Ceccuzzi.

Epifani ha affrontato anche l’enorme problema di Rocca Salimbeni. E ha somministrato ai trecento presenti una medicina amara: «La vera responsabilità politica del centrosinistra nella vicenda Mps è che, nel passaggio decisivo di acquisizione di Antonveneta, non si è capito che se cresci e ti proietti in una dimensione internazionale, tu non puoi pensare di far fronte a costi e a rischi usando le forme di governo che avevi prima. Se volevi crescere dovevi cambiare. Se non volevi cambiare non dovevi crescere. Non si può tornare indietro».

Ma fra le componenti del Pd, dai “monaciani” di Alberto Monaci ai “ceccuzziani”, non tutti sono convinti che la senesità della banca sia ormai perduta, seguendo la strategia di Alessandro Profumo che vuole cancellare il limite del 4% per i soci privati di Mps.

Del destino del Monte dei Paschi si occupa anche la sinistra senese. Che ha una candidata molto popolare come Laura Vigni di Sinistra per Siena, e l’appoggio dell’attivo nodo locale di Alba, del Prc e delle realtà movimentiste per i beni comuni, a partire dall’acqua. Tutto in collegamento con esperienze analoghe, come la Repubblica Romana di Sandro Medici.

L’eretico di Siena, il blogger Raffaele Aschieri che da anni denuncia il groviglio ben poco armonioso della città, osserva che Laura Vigni potrebbe garantire trasparenza, libera circolazione delle idee e il divieto delle censure preventive. Quanto alla banca, Laura Vigni ha le idee chiare: «Occorre aprire subito un tavolo di contrattazione con il governo sul futuro del Monte. Se, come è molto probabile, la banca non riuscirà a restituire i Monti Bond – e forse sarebbe conveniente non lo facesse – lo Stato entrerà massicciamente nel capitale della banca. A quel punto la posizione del governo non può essere solo passiva, ma deve dimostrare di saper adottare una strategia attiva di politica industriale simile a quelle di altri paesi europei, Germania compresa, che hanno saputo difendere con forza la peculiarità del loro sistema bancario». Puntuale l’appello agli elettori democrat: «Smettetela di turarvi il naso, e votate Laura Vigni».