Dalle prime parole di Ignazio Visco nell’audizione della commissione banche, la macchina della comunicazione informale del Nazareno prova a far passare l’idea della «pace» fra Renzi e il governatore di Bankitalia. «Ha aiutato Boschi», si spiega, «ha corretto le prime dichiarazioni», «ha ridimensionato il senso delle battute con lui sulle banche in crisi derubricandole a colloquio general-generico». E quanto al caso Vicenza, «alla fine ha ammesso che qualcosa nella vigilanza non ha funzionato». Una nota di Renzi prova a sigillare la chiusura del conflitto. Pazienza se l’audizione era annunciata dallo stesso Pd come l’esatto contrario: il giorno della grande requisitoria contro la mancata vigilanza della banca centrale, annunciata sin dalla mozione di ‘sfiducia’ al governatore di metà ottobre scorso che tanto aveva messo in imbarazzo il governo e il Colle.

Il Pd ha fretta di chiudere il dossier banche. Non solo perché si è rivelato facile profeta il ministro Orlando che ha definito la commissione una «trappola» che il gruppo dirigente Pd si è costruito «per poi caderci dentro». Oggi in commissione toccherà all’ex ad di Unicredit Ghizzoni che dovrà confermare se anche a lui Maria Elena Boschi ha chiesto di interessarsi di Etruria, come ha scritto l’ex direttore del Corriere della Sera De Bortoli. Sarà una giornata cruciale, l’ex ministra, liquidata con sufficienza ieri da un esperto Visco – che non ha risparmiato però Renzi – tornerà nell’occhio del ciclone.

Ma il problema ora è un altro. Il sorriso ostentato con cui Boschi ieri si è presentata alla cerimonia del Colle, l’ostinazione con cui Renzi ha respinto ogni discussione sulla sua ricandidatura: tutto ora fa fibrillare l’intero Pd. Dalla base ai vertici e viceversa. I militanti di Bolzano hanno avviato una raccolta di firme alla sola ipotesi di vedersi catapultata la sottosegretaria nelle liste. In Toscana il caso Etruria ha scosso il territorio al punto da sconsigliare una ricandidatura a casa. Ora per lei si cerca un collegio al Sud, Napoli forse. Renzi non aveva messo in conto che la bufera contro Boschi sarebbe stata l’onda che ora rischia di investirlo in pieno. Il Nazareno monitora con preoccupazione la marea. Qualche giorno fa un focus riservato commissionato alla Swg ha certificato che il danno della questione banche sul brand Renzi è forte, ben più di quello che il gruppo dirigente dem aveva messo in conto («dopo le feste non se ne parlerà più», era la rassicurazione che fino a ieri girava nella sede Pd). E che il volto bello bellissimo della sottosegretaria si sta trasformando in un problema per la campagna elettorale.

Ieri il Corriere.it ha pubblicato un video di un discorso del portavoce del Pd Matteo Richetti in cui, nel corso di un’iniziativa a Napoli, critica duramente le incongruenze del leader. Poi su Fb Richetti ha smentito. Non le parole, che non poteva negare, ma il senso del discorso distorto dal taglio «di un pezzetto». Uno scivolone dell’impulsivo giovanotto di Sassuolo? Certo. Ma anche il segno che per prendere applausi nelle iniziative del Pd oggi bisogna fare molta autocritica. O, forse, bisogna criticare Renzi.