L’hashtag in rete è «#LegaRublona», i cartelli che spuntano in mattinata dai banchi dei democratici di Montecitorio portano scritti due numeri: 65, i milioni di dollari che il sito americano BuzzFeed sostiene essere finiti nelle casse della Lega; e 49, i milioni di euro che la Lega deve restituire alle casse italiane per sentenza del giudice. Per il Pd l’occasione è ghiotta. L’audio rubato, o forse regalato, del colloquio fra Gianluca Savoini, già amico di famiglia della Lega e presidente dell’Associazione Lombardia-Russia, con alcuni imprenditori russi, risalente al scorso 18 ottobre 2018, scatena il tiro al leghista. Attacca Matteo Renzi: «O questa è una fake news o questo è uno scoop clamoroso. Usare il petrolio russo per finanziare la Lega? Sarebbe pazzesco. L’unico che può chiarire è Salvini: deve chiarire lui, subito». Per Michele Anzaldi la storia deve essere presa in carico dal Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica: «Se fossero confermate ingerenze economiche di uno stato estero su un partito italiano, peraltro al governo, saremmo di fronte ad un caso di una gravità enorme».

Salvini risponde alla sua maniera, cioè con minacce: «Ho già querelato in passato, lo farò anche oggi, domani e dopodomani. Mai preso un rublo, un euro, un dollaro o un litro di wodka di finanziamento dalla Russia». A stretto giro parla anche il tesoriere della Lega Giulio Centemero: «Sono fake news. Basta scaricare i bilanci della Lega per comprenderlo. Sono pubblici e online». Anche Savoini smentisce: «La Lega non ha mai preso un soldo dalla Russia».

Ma queste parole non bastano a diradare il polverone alzato dall’audio, in parte già anticipato da un’inchiesta dell’Espresso. BuzzFeed, va detto, specifica di non sapere se «l’accordo negoziato sia mai stato portato a termine o se la Lega abbia ricevuto finanziamenti» anche se «l’esistenza della registrazione di una trattativa dettagliata solleva seri interrogativi sul rispetto delle leggi italiane, sui legami tra Mosca e il partito Lega di Salvini, e l’integrità delle elezioni europee di maggio».

Tutta la vicenda comunque è favolosa e suggestiva come il copione di un film. La location del dialogo, per dire, è il prestigioso e un tempo glorioso Hotel Metropol di piazza del Teatro a Mosca, costruito nel 1905, citato da Bulgakov ne Il maestro e Margherita, considerato un porto franco di libertà e fasti in epoca sovietica. Oggi porto franco di libertà anche d’altro genere.

«Salvini non deve minacciare, deve spiegare», attacca Lia Quartapelle, «e se proprio pensa di non avere nulla da rimproverarsi allora quereli Savoini che, da quanto apprendiamo, stava trattando a nome suo. Se non querela Savoini e non spiega i suoi rapporti con la Russia vuol dire che c’è qualcosa di marcio».

La vicenda è intricata. La tempistica della notizia autorizza alcuni interrogativi. È difficile immaginare che l’audio non sia ‘sfuggito’ – si fa per dire – a un interlocutore russo. Ed è difficile anche non notare che la bomba scoppia nel momento della massima debolezza dell’alleato di governo della Lega, il Movimento 5 stelle.

Che però – ed è questa un’altra stranezza – sembra quasi non volerne approfittare. Luigi Di Maio distilla parole sorvegliate su facebook: «Noi abbiamo sempre ricevuto risorse solo dalle donazioni volontarie, ce le siamo fatte bastare e questo mi rende orgoglioso». Ma nella pagina dell’M5s il commento è più malizioso: «Queste storie non ci sfioreranno mai e non devono, ovviamente, nemmeno sfiorare il governo. Sia chiara una cosa: l’Italia è un Paese autonomo e chi si candida a rappresentarla deve fare l’interesse dell’Italia».

A questo replica il segretario del Pd Nicola Zingaretti: «Se i 5 stelle pensano che la Lega faccia gli interessi della Russia come fanno a governarci insieme?». Dell’eventuale risvolto politico della vicenda parla invece Silvja Manzi, segretaria di Radicali italiani: «I rapporti tra la Lega di Salvini e il partito Russia Unita di Vladimir Putin sono ormai di dominio pubblico», denuncia, «L’influenza della Russia di Putin sui partiti di governo – non va infatti dimenticato il M5S – è ormai palese, e altrettanto palese ne è lo scopo, quello di indebolire l’integrazione europea e rendere più fragile l’Unione europea. Risultato agognato tanto dal Cremlino quanto dal presidente Trump».

Ma la Lega è un muro. «Niente da riferire in aula», fanno sapere fonti del partito, «Savoini parla a nome suo, non tratta né ha mai trattato il fund raising della Lega». Quanto a M5s e Pd: «Voglio vedere se qualche magistrato inizia a indagare sui soldi dei 5 stelle quanto sono trasparenti loro… E poi ci viene a dare lezioni il Pd, che ha le sue radici nel Pci?».