Emanuele Macaluso, grande vecchio della sinistra migliorista. Da siciliano immagino che conosca bene Pietro Grasso. Come giudica la sua mossa?

Lo conosco da quando era magistrato. Lo apprezzavo e ho apprezzato che, entrando in politica, abbia lasciato la magistratura. Le sue dimissioni dal gruppo parlamentare del Pd dimostrano la crisi della leadership del Pd, la confermano ulteriormente. Il fatto di avere compiuto atti tali da spingere un uomo prudente come Grasso a lasciare il partito confermano come Renzi sia incapace di mantenere un rapporto perfino con persone che hanno un ruolo istituzionale e nella società. Il Pd ormai non è più un partito, è un agglomerato elettorale senza più cultura politica. Si muove solo per rimanere al potere.

Grasso lascia il Pd dopo l’approvazione della legge elettorale con le polemiche regolamentari sulla fiducia posta anche al Senato. Se avesse parlato prima forse il Rosatellum non sarebbe passato…

È uscito adesso per senso di responsabilità. Come presidente del Senato si è comportato bene. Non poteva uscire durante la votazione.

Eppure perfino il suo amico Napolitano ha criticato fortemente la legge e la decisione della fiducia. Anche se alla fine ha votato a favore.

Certo, il fatto che un uomo come Napolitano abbia fatto critiche precise sull’uso della fiducia e sull’indicazione del capo della forza politica – già presente nel Porcellum – mette a rischio costituzionalità la nuova legge. Ma le critiche di Grasso mi paiono più politiche.

Infatti, lo sfogo contro la «deriva imbarazzante» del Pd è un’accusa diretta a Renzi.

Guardi, la deriva del Pd va avanti da anni, per me dalla nascita. Il partito non ha mai portato avanti una battaglia politico-culturale, non ha mai fatto nulla per la società, mai un impegno sul territorio. Siamo davanti ad una caduta di massa della cultura politica che rafforza i grillini.

In realtà le ultime sortite di Renzi – contro Visco e Bankitalia – paiono come un inseguire i grillini sul terreno della demagogia…

Siamo sempre lì. Quando non hai un tuo asse culturale e strategico cerchi di speculare per fatturare qualche voto, giochi in difesa e cerchi di sottrarre terreno a Grillo. Ma in questo modo peggiori la situazione. La deriva di Renzi è una deriva scontata e perdente.

La botta dovrebbe arrivare dalla sua Sicilia.

Non c’è dubbio. Quello che è avvenuto in Sicilia è molto significativo: il Pd non ha avuto nessun candidato da proporre e la proposta Micari è arrivata da Leoluca Orlando.

Lei è residente a Roma, ma se fosse in Sicilia voterebbe Micari o Fava?

Non lo so. La cosa è che hanno messo le persone di sinistra come me in una tenaglia: o voti una minoranza che non ha prospettiva o voti un assemblaggio di potere che di sinistra non ha più niente.

Torniamo a Grasso. Per lei ora che ruolo potrà avere da «ragazzo di sinistra», come si è definito?

Dando per scontato che non voglia ritirarsi a vita privata, credo che se Grasso vuole fare una battaglia politica la debba fare per ricostruire il centrosinistra.

Quasi tutti invece lo danno come nuovo leader di Mdp e della lista a sinistra del Pd.

Guardi, io penso che il gruppo dei bersaniani abbia avuto delle motivazioni oggettive per lasciare il Pd, ma credo che avrebbe inciso molto di più rimanendo dentro e che ora politicamente sia in difficoltà. E credo che abbia sbagliato ancor di più ad essere uscito dalla maggioranza di governo, mettendo in difficoltà Paolo Gentiloni.

Ma è Gentiloni ad aver messo la fiducia sul Rosatellum…

Sì, ma Gentiloni è lo stesso che ha confermato Visco in Banca d’Italia contro la volontà di Renzi. Ciò significa che fra Renzi e Gentiloni ci sono delle divergenze. Divergenze che vanno evidenziate per aprire una battaglia politica dentro il Pd. E Grasso sarebbe la persona giusta per dialogare con Gentiloni, con Orlando e con Franceschini per cambiare gli equilibri interni all’interno del partito.

Dunque per lei Grasso non dovrebbe lasciare il Pd?

Il punto è: serve un progetto di centrosinistra per non far partita vinta alle destre o a chi ha già l’idea di fare un governo Pd-Forza Italia. Ora, visto che Pisapia mi sembra un po’ annebbiato, io penso che Grasso, da dentro il Pd, possa ritagliarsi questo ruolo con grande autorevolezza. E anche consenso. Diversamente, essere un leader di una piccola forza di sinistra a Grasso non servirebbe: ammesso che la lista prenda il 10 per cento, che se ne fa? Politicamente sarebbe marginale.

Lei crede che Renzi sarebbe disposto a mettersi da parte? Mdp chiede un cambio di politiche molto forte per tornare ad allearsi col Pd…

Quello è il gioco del cerino che ha usato Speranza per farsi dire di no. L’alleanza si può ancora fare: concordando le politiche di domani.

Precisazione pubblicata sul manifesto del 1 novembre 2017

Cara Direttora, ringrazio Massimo Franchi che ha bene riassunto le mie considerazioni nell’intervista apparsa su Il Manifesto. Tranne in un punto.

Infatti, più di una volta nel corso dell’intervista, ho detto quel che tutti sapevano e cioè che il presidente del Senato Pietro Grasso ha lasciato il Pd. Ho aggiunto che, mancando un progetto per la ricostruzione del centrosinistra, nel Pd e anche nel movimento Mdp, Grasso dovrebbe battersi per questo progetto. Altrimenti vincerà la destra oppure, invocando come al solito l’emergenza, si tornerà a Pd-Forza Italia.

Purtroppo, Franchi, nella parte finale dell’intervista, mi fa dire: «Io penso che Grasso da dentro il Pd possa ritagliarsi questo ruolo». Ma, ripeto, Grasso è già fuori del Pd e quel ruolo può assolvere oggi solo fuori dal Pd.

Emanuele Macaluso