La «renzata» stavolta è talmente inverosimile che in serata il segretario deve confermarla e provarne a spiegare almeno la logica, sorvolando sulla sua validità. Dopo aver introdotto l’obbligo di pagamento del canone Rai in bolletta, ora per la campagna elettorale il Pd propone di abolirlo. Cancellata la tassa, la tv pubblica sarebbe liberata però dal tetto sulla raccolta pubblicitaria che la penalizza rispetti ai privati. Nel periodo transitorio, in questa proposta in realtà non formalizzata e molto approssimativa, l’azienda sarebbe sostenuta da un finanziamento pubblico pari al gettito del canone.

L’IDEA, ANTICIPATA dal quotidiano La Repubblica, è un cambio di rotta rispetto alla tradizione di difesa dell’azienda radiotv. Ma fa saltare sulla sedia anche un liberal come il ministro Carlo Calenda. Che attacca via twitter: una «stravaganza», scrive, «i soldi dello stato sono i soldi dei cittadini e dunque sarebbe solo una partita (presa) di (in) giro».

PER LA VERITÀ non è la prima volta che il ministro dello Sviluppo economico si smarca dal segretario Pd. Era successo già sul tema della durata del governo all’indomani della sconfitta del referendum costituzionale, poi sulla politica dei bonus. Non aiuta il feeling fra i due, feeling che pure un tempo c’era stato, l’aura da papabile che circonda Calenda. E il suo profilo autonomo dal Pd e dal suo leader.

SULL’ABOLIZIONE DEL CANONE il ministro va oltre e propone la privatizzazione della Rai. Di qui parte una raffica di botta e risposta via social con i (pochi per la verità) dirigenti dem ingaggiati a difendere la proposta. Michele Anzaldi lo rimbrotta: «Altro che presa in giro: serve processo modernizzazione ed eliminazione sprechi unici in panorama tv con risparmio immediato 500mila euro. Far risparmiare cittadini come con lo stop all’ Imu». Il presidente del Pd Matteo Orfini invece attacca ’da sinistra’: «Per la cronaca, la fiscalizzazione del canone Rai è una nostra proposta storica. E rafforza la Rai. Mentre di privatizzazioni che hanno distrutto (o quasi) aziende strategiche del paese ne abbiamo già viste troppe. E direi anche basta». Calenda però non si placa e replica: «Dibattito su privatizzazione Rai utile e interessante ma il punto qui è un altro. Abbiamo messo il canone in bolletta! Dire oggi: abolisco il canone e lo riprendo dalla fiscalità, senza spiegare come e perché di questo, è un’inversione a U e danneggia la credibilità dei governi e del Pd».

LE OPPOSIZIONI nel frattempo sfottono, più che attaccare davvero. Alessandro Di Battista, M5s: «Fatemi capire chi ci ha messo il canone in bolletta adesso, in campagna elettorale, dice di volerlo eliminare? Un po’ come Berlusconi che parla dei pensionati minimi, proprio lui che ha votato la legge Fornero. Signore e signori il ‘bugiardo d’annata’ e il ‘novello bugiardo’ sono partiti con le prese per il culo colossali». Per il forzista Maurizio Gasparri, ministro della Comunicazione dell’era berlusconiana, si tratta di «una proposta farsesca». E anche dalla sinistra la proposta non viene presa sul serio. Per Nicola Fratoianni (Leu) i dem «o sono in confusione totale o peggio usano metodi degni dei migliori illusionisti». L’unico a preoccuparsi sul serio è l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, che ha un certo know how sia contro i tentativi di cancellazione del canone che contro i progetti di privatizzazione dell’azienda: «È un copione che si ripete da anni. Segnaliamo che laddove si è abolito il canone il servizio pubblico è stato fortemente ridimensionato. A tutto vantaggio dei privati».

È RENZI STESSO a intervenire a fine giornata, rivendicando di aver ridotto la tassa da 113 euro a 90, «si può garantire il servizio pubblico abbassando il costo per i cittadini: mi sembra giusto e doveroso». Ma poi preme un colpo di freno: «Non ci interessano i proclami e le polemiche di giornata: per noi parlano i fatti».

AL NAZARENO in realtà c’è soddisfazione per la polemica. La ricerca di parole d’ordine per raddrizzare i sondaggi e ravvivare la scialba campagna elettorale del Pd è complicata. Invece un sano vecchio stracult della destra (l’abbassamento delle tasse) è un evergreen con guadagnarsi i titoli, almeno per un giorno. Renzi dunque torna «a definire l’agenda setting», come dicono i guru della comunicazione. Dopo giorni in cui il Pd ha tenuto banco per gli insuccessi con gli alleati.

PAZIENZA SE LA PROPOSTA di abolire il canone è vaga e insostenibile: dopo un giorno di gloria alla fine potrebbe persino non entrare nel programma.