«Il risultato su Rousseau dimostra che maturare non significa abdicare ai nostri principi. La democrazia diretta è sempre un bene ma i territori devono avere l’ultima parola»: la sintesi è di Luigi Iovino, deputato e braccio destro di Luigi Di Maio in Campania, dove ricopre il ruolo di facilitatore. Bene l’alleanza con il Pd, quindi, ma a patto di riuscirci poi davvero. Un obiettivo che pareva quasi raggiunto alle regionali (ma sfumato post Covid per l’appoggio dem all’uscente Vincenzo De Luca) e che adesso sembra di nuovo a un passo per le comunali di settembre a Pomigliano d’Arco.

Una sfida altamente simbolica. Per i 5S è la città di Di Maio, per il Pd è l’ex Stalingrado, città operaia del napoletano finita per due mandati al centrodestra. L’alleanza renderebbe il municipio contendibile, il candidato di convergenza dovrebbe essere il consigliere comunale Dario De Falco: amico storico del ministro degli Esteri (di cui è stato capo segreteria quando era vicepresidente del Consiglio all’epoca del Conte Uno), è rimasto in orbita governo con il Conte Due, diventando consigliere alle relazioni istituzionali del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro. De Falco dovrebbe affrontare l’attuale vicesindaca, Elvira Romano.

L’alleanza però non è stata ancora sancita. Il Pd, infatti, vuole chiudere un accordo complessivo su tre municipi: Pomigliano, Giugliano e Marigliano. «Senza un patto sul secondo, niente accordo su Pomigliano» puntualizzano dalla segreteria provinciale del Pd. Giugliano, quindi, è il nodo da sciogliere. Bisogna fare un passo indietro al 2015: Antonio Poziello vince le primarie dem ma il partito le annulla perché viene rinviato a giudizio per un’inchiesta del 2008 sulla formazione regionale. Nel 2017 il procedimento viene prescritto, nel frattempo Poziello ha vinto le comunali contro il suo ex partito grazie all’appoggio di De Luca su due temi forti, rifiuti e litorale. Lo scorso febbraio i consiglieri comunali l’hanno sfiduciato ma il sindaco dimissionato si è rimesso in pista con le civiche e l’endorsement di Iv. Il Pd vuole riprendersi Giugliano per una questione di orgoglio, di radicamento in un municipio che conta oltre 123mila abitanti e anche per misurarsi in rapporto a De Luca, che bypassa il suo stesso partito ogni volta che vuole.

Al candidato dem Nicola Pirozzi serve quindi la spinta dei 5S ma il Movimento in città è spaccato e probabilmente non si presenterà alle comunali di Giugliano. A mettersi di traverso all’alleanza con il Pd non sono tanto i meetup quanto la senatrice campana, componente della commissione Sanità, Maria Domenica Castellone, che spingeva per una coalizione civica. I 5S sembrano disposti a offrire una desistenza ma ai dem non basta e fanno sapere: «Chiudere un solo accordo, lasciando così campo aperto alla destra nei comuni, rischia di produrre contraccolpi negativi sul governo».

Un patto su tre municipi insistono dal Pd di Napoli, togliendo dalla partita San Giorgio a Cremano (dove i dem candidano il sindaco uscente Giorgio Zinno e i 5S vanno da soli) e inserendo Marigliano, comune di 30mila abitanti della cinta partenopea. Il municipio era retto da un sindaco Pd, Antonio Carpino, in corsa per la riconferma ma arrestato per «scambio elettorale politico-mafioso e corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso». La missione è diventata mettere in campo una coalizione civica più ampia possibile.

Scollinato il voto di settembre, sarà già tempo di pensare alla nuova tornata amministrativa della primavera 2021, in cui si rinnoveranno i comuni di Benevento, Caserta e Napoli. Sul capoluogo di regione i 5S si dicono pronti a fare l’accordo con il Pd ma i dem mettono le mani avanti: «Abbiamo già due candidati a sindaco forti, i ministri Enzo Amendola e Gaetano Manfredi».