Sfratto esecutivo con ufficiale giudiziario e una camionetta della polizia che dalle sette di ieri mattina ha stazionato davanti all’entrata del teatro Eliseo in via Nazionale a Roma. Sotto la tettoia dell’ingresso che sporge davanti alla sede della Banca d’Italia, agenti in tenuta antisommossa, la stessa che usano per gli sgomberi, hanno presidiato l’ingresso sigillato. Sopra le loro teste lo striscione creato dai sessanta lavoratori del teatro (trenta a tempo indeterminato, dicono i sindacati): «La cultura non si sfratta per interessi privati». Da mesi in agitazione, per loro il licenziamento e il non rinnovo dei contratti è una prospettiva più che probabile. La Casanova, società dell’attore-produttore Luca Barbareschi, che avrebbe ricevuto in gestione l’Eliseo, assicura che procederà nei prossimi giorni a colloqui individuali. In una giornata feroce l’attore si è impegnato a verificare la possibilità di reintegrarne 12 su 60 e ha detto di volere «creare molti posti di lavoro».

Dopo un primo colloquio con Barbareschi, al quale hanno chiesto di assistere ai suddetti colloqui, i sindacati sostengono che la Casanova non ha «nessun vincolo con i lavoratori». E aspettano i «licenziamenti collettivi che sicuramente impugneremo». Licenziamenti che sono stati confermati in una conferenza stampa dall’attuale direttore artistico dell’Eliseo Massimo Monaci. È la nuova, traumatica, puntata del conflitto tra i proprietari della storica sala romana fondata nel 1900 e che ha segnato gli ultimi due anni di crisi. Lo sfratto era stato fissato, dopo una decina di rinvii.

La reazione della famiglia Monaci, l’imprenditore Vincenzo e suo figlio Massimo è stata veemente. «È stato un atto illegittimo, ma di una violenza spropositata, perché non parliamo di un appartamento occupato, ma di uno dei teatri più importanti d’Italia – ha detto Vincenzo Monaci – Purtroppo i fascisti, nel breve periodo, vincono ancora. Ci vendicheremo come possiamo, non abbiamo mai fatto nulla per interesse». Barbareschi ha replicato al titolare del 34% delle quote di Eliseo Immobiliare in maniera ancor meno amichevole: «Mi fa molta tenerezza, forse un po’ senile. È un insulto. Monaci ha già perso una causa con me dodici anni fa, la perderà ancora e verrà querelato per qualsiasi sciocchezza esca dalla sua bocca».

Resta ugualmente forte il dissidio tra i proprietari. «I due terzi della proprietà hanno sottoscritto un accordo con Luca Barbareschi, sarà lui a gestire il teatro Eliseo» ha detto Carlo Eleuteri che insieme a Stefana Marchini Corsi detiene la maggioranza delle quote. «Nei due anni di mancato pagamento dell’affitto da parte del gestore Monaci alla società proprietaria dell’immobile – ha aggiunto Eleuteri – per circa un milione di euro, lo Stato ha perso 220 mila euro di Iva. È stato causato un danno all’erario».

Quello di Barbareschi è un ritorno all’Eliseo. Già incaricato dai Monaci della gestione, l’intesa è finita in tribunale. Oggi due terzi della proprietà vorrebbero affidargli l’Eliseo per dodici anni. L’ex parlamentare Pdl sostiene che la stagione fortemente a rischio ricomincerà già domani, al termine di una «moratoria». I tempi potrebbero essere molto più lunghi e il teatro rischia di restare chiuso, seppellito da una guerra di carte bollate. Ieri in una conferenza stampa Diana Palomba, legale della Indag Trust che amministra la quota Monaci, ha escluso di essere stata contattata dai legali di Barbareschi. «Ben venga comunque un’offerta. Se ci sarà la valuteremo» ha detto.

Per Massimo Monaci la gestione del teatro dovrebbe essere rilevata dal festival RomaEuropa: «Ci sono spettacoli che devono andare in scena – ha detto – potrebbe farlo in questa fase transitoria e di trattativa, perlomeno per gli spettacoli in cartellone». Monaci ha escluso «accordi di ogni genere» con Barbareschi e ha definito «illegittimo» l’accordo raggiunto con i due terzi della proprietà. Per renderlo tale la società avrebbe dovuto convocare un’assemblea. E i soci avrebbero dovuto esprimersi all’unanimità. Monaci segnala l’esistenza di altre due proposte (Francesco Bellomo, Goldenstar AM srl), nessuna delle quali sarebbe stata ancora vagliata.

E accusa l’assessore capitolino alla cultura Giovanna Marinelli: «La sua posizione non mi è chiara: prima dice che avrebbe tutelato l’occupazione poi ha detto che questa è una questione tra privati». Marinelli non avrebbe mai risposto alla richiesta di un tavolo istituzionale. In una nota ufficiale l’assessore ha ribadito che la soluzione andrà cercata tra i privati. In una vicenda che ha portato allo sfratto con la forza pubblica è un’ipotesi che non tranquillizza nessuno. A Roma l’agonia della cultura teatrale continua.