«Da me nessun ostacolo al governo Draghi, gli ho augurato buon lavoro. I sabotatori cercateli altrove». Poco prima delle 14 Giuseppe Conte esce da palazzo Chigi e improvvisa un punto stampa sul piazzale, dietro un tavolino di plexiglass (che qualcuno ha già ribattezzato il «predellino», come quello su cui Berlusconi a Milano nel 2007 lanciò il Pdl) che ospita decine di microfoni. «Non inquadrate il palazzo», si raccomanda il portavoce Rocco Casalino, per dare anche visivamente l’idea del passo di lato dell’avvocato dal governo, ma non certo dalla politica.

CONTE, DOPO UN FORTE pressing del Pd ma anche di Luigi Di Maio, dà il via libera al governo dell’ex presidente Bce. Chiude la porta a chi, dentro il Movimento, come Di Battista, voleva mettersi di traverso a Draghi. «Chi mi descrive come un ostacolo, evidentemente non mi conosce o parla in malafede. Ho sempre lavorato per il bene del Paese», precisa l’ex premier. Che segue la linea del M5S: «Auspico un governo politico che sia solido, le urgenze del Paese richiedono scelte politiche, non possono essere affidate a squadre di tecnici».

Per Conte ora si apre un’altra partita: «Agli amici del Movimento 5 stelle dico: io ci sono e ci sarò». E ancora: «Desidero ringraziare gli amici della coalizione che hanno lealmente collaborato al nostro progetto. Agli amici Pd e di Leu dico che dobbiamo lavorare tutti insieme perché l’alleanza per lo sviluppo sostenibile che abbiamo iniziato a costruire è un progetto forte e concreto e dobbiamo continuare a perseguirlo».

DUE RUOLI POSSIBILI, per il futuro dell’avvocato del popolo. Una possibile scalata al vertice del Movimento, dopo che nelle ultime ore ci sono stati molti contatti col fondatore Beppe Grillo. Ma anche il ruolo di federatore dell’alleanza tra M5S, Pd e Leu, che tenta di uscire intatta dallo tsunami della crisi innescata da Matteo Renzi.E di uscire indenne anche dal governo Draghi che, in ogni caso, durerà al massimo due anni.

Poi si tornerà al voto. «Un campo competitivo e utile all’Italia», dice Nicola Zingaretti. «L’impegno diretto di Conte rafforza la prospettiva di una alleanza politica nata con l’esperienza del suo governo», sottolinea Dario Franceschini. Anche da Leu arrivano parole al miele per l’avvocato: «Si conferma punto di equilibrio e di sintesi dell’alleanza che ha oggi il dovere di continuare a costruire una coalizione politica», dice Loredana De Petris.

E DEL RESTO È DALLA SERA di martedì, da quando Mattarella ha fatto il nome di Draghi, che i big del Pd stanno tentando di riconvertire la ex maggioranza giallorossa nella base di quella che sosterrà il super tecnico. «Sarebbe molto importante che tutte le forze dell’alleanza partecipassero convinte a questa nuova alleanza, aperte anche a forze liberali: questo darebbe forza e credibilità al governo agli occhi del mondo», ha detto ieri Zingaretti alla direzione Pd. «Lavoriamo per un governo di chiaro stampo europeista».

Un modo per dire che i dem faranno di tutto per tenere fuori la Lega. «Mai con la destra sovranista», dice Laura Boldrini. «Con La Lega siamo forze alternative», puntualizza Zingaretti. «Ma spetta al premier costruire il perimetro della sua maggioranza». «Un governo di questo tipo può portare credibilmente alla fine della legislatura. Noi chiederemo un governo politico», dice ancora il leader Pd in sintonia con Conte.

IL SEGRETARIO DEM ieri è stato ancora più esplicito nel sostegno all’ex presidente Bce, definito una «personalità di assoluta forza e grande valore» che «può essere la soluzione per portare l’Italia fuori dalla situazione caotica che la crisi ha determinato». «Credo il Pd debba contribuire al successo di questo tentativo, con i propri contenuti e il proprio contributo», ha aggiunto. «Noi ci saremo. Con le nostre idee, le nostre proposte e i nostri valori» gli fa eco Bettini.

La relazione del segretario viene approvata all’unanimità. Un voto che nasconde le tensioni interne, con parte degli ex renziani (a partire da Giorgio Gori e Dario Nardella ) che puntano a un congresso per riprendersi il partito. Ma Zingaretti tiene il punto: «Un anno e mezzo fa ho preso la guida di un partito che era piccolo, isolato e marginale. Oggi siamo in un’alleanza di centrosinistra che si sta rafforzando, mentre quella di centrodestra si sta rompendo».

E a Renzi che gongola sulle tv straniere per il colpaccio su Draghi replica: «Lui può rivendicare solo il casino di aver aperto questa crisi al buio, senza la nostra presa di responsabilità la situazione avrebbe rischiato di precipitare».