Nel giorno dell’orgoglio del «partito del pil», come da auto definizione, il gruppo Fca rende noto che il piano industriale che rilancerà la produzione in Italia, in particolare a Torino, nell’immediato si concretizza in un ulteriore anno di cassa integrazione straordinaria per tremila lavoratori di Mirafiori.

MA IL MONDO «CHE PRODUCE i due terzi del pil italiano» non si è soffermato su questa coincidenza, e ieri si è dato appuntamento alle Officine Grandi Riparazioni, ex polo operaio della Torino novecentesca, oggi ristrutturato e rilanciato nel settore dell’alta formazione e dell’intrattenimento culturale.

Un incontro spettacolare ma sotto tono nei contenuti, nonostante la presenza di dodici sigle produttive e numerosi imprenditori, quella di ieri si può considerare la seconda tappa dell’orgoglio pro grandi opere, passo successivo di un mondo che dopo la massiccia manifestazione del 10 novembre scorso guarda ad un futuro politico. Presenti anche tre delle sette donne che hanno creato il movimento arancione pro Tav a Torino.

MILLE IMPRENDITORI e non solo quindi, i gilet gialli della piccola borghesia arrabbiata: non erano infatti presenti gli industriali politicamente ingombranti, in primis gli Elkann Agnelli, padroni di casa, nonché i rappresentanti politici, a cui era stato espressamente domandato di non affacciarsi.

L’incontro ha avuto il suo apogeo nell’attacco al governo per la manovra economica portato dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, mentre sulla Torino-Lione il messaggio è stato molto netto: l’Italia deve fare tutte le grandi opere. Non solo il Tav in val Susa: Terzo Valico, Pedemontana, Tap, tutto.

Questo perché secondo il «partito del pil» l’economia del paese sta attraversando un momento difficile, superabile attraverso l’export che necessita di nuove grandi opere. Infrastrutture che quindi avrebbetro il compito di creare la domanda stimolando l’offerta di prodotti made in Italy.

TUTTI D’ACCORDO i partecipanti, forti di una valutazione costi benefici ante litteram presentata dell’accademico bocconiano Roberto Zucchetti che ha così concluso il suo intervento: «Se non si realizzasse la Tav ci taglierebbero fuori. Dove transitano i flussi di merce si attiva l’economia».

Vincenzo Boccia ha aperto la convention con parole lapidarie: «Se siamo qui è perché la nostra pazienza è quasi limite, per mettere insieme dodici associazioni tra cui alcune concorrenti tra loro. Se siamo qui tra artigiani, commercianti, cooperative, industriali, qualcuno si dovrebbe chiedere perché. La politica è una cosa troppo importante per lasciarla solo ai politici”.
Il primo tentativo di abbraccio politico giungeva al termine dell’incontro da Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «Tutti hanno diritto di manifestare e la politica ha il dovere di ascoltare. Noi non viviamo sulla luna ma in mezzo alla gente, alle imprese – afferma – sappiamo le esigenze e sappiamo ascoltare quelle che sono le necessità di coloro che hanno voglia di lavorare».

CHI SI OPPONE alla Torino – Lione, alla fine dei conti, non ha voglia di lavorare. In mattinata un altro esponente leghista di peso, il ministro delle Politiche agricole e del Turismo Gian Marco Centinaio, dettava la linea pro Tav: «Penso che la Tav, come le altre infrastrutture, serva a questo territorio. Senza infrastrutture i turisti non possono arrivare dove devono. Bloccare un progetto come questo vuol dire interrompere un processo di sviluppo per il Nord Ovest».

La Lega di Salvini per l’ennesima volta conferma che il Tav si deve fare. Silente il M5s, ma non il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha invitato gli imprenditori pro Tav ad un incontro a Roma il prossimo cinque dicembre.

Federico Bellono della Fiom di Torino ieri commentava: «Il Tav è diventato il feticcio ideologico di coloro che dovrebbero essere nel merito delle cose, usato strumentalmente non tanto contro il governo ma contro una parte del governo. Mancano gli Investimenti sui prodotti e tecnologie non le infrastrutture: la Fiat ha come problema la gestione degli esuberi non la Tav. Iniziative come quella di oggi rafforzano le ragioni per essere in piazza sabato prossimo, una manifestazione che non è solo contro il Tav ma per la difesa del lavoro già oggi è in fuga da questa città», conclude l’ex segretario cittadino della Fiom.