Abbiamo letto con interesse e qualche speranza l’intervista di Nicola Fratoianni sul Manifesto all’indomani delle regionali e del referendum.
Fratoianni lamenta la frammentazione (delle liste, delle organizzazioni, dei simboli) e dice che come sinistra dobbiamo tornare a “organizzarci” e ad “essere riconoscibili”, per proporre poi “una alleanza su giustizia ambientale e sociale”. Il tutto si conclude con un accenno un po’ vago alla necessità di “rappresentare uno spazio politico della sinistra ecologista” e con l’annuncio per le prossime settimane di un “appuntamento per costruire finalmente un soggetto di sinistra ecologista”.

Ma questi pezzi di analisi messi insieme fanno una proposta adeguata alla bisogna? A nostro avviso no.
Conveniamo che la stabilizzazione relativa garantita dal doppio risultato elettorale e referendario puntella il quadro politico e dà un po’ di tempo e agio alla sinistra. Ma non possiamo passare i prossimi mesi aspettando che il PD modifichi i “decreti sicurezza” e abbassi la soglia delle nuova legge elettorale proporzionale, per poter poi riproporre la solita alleanza di centro-sinistra (e qualcuno magari entrare direttamente nel PD). Vorrebbe dire non aver capito né la profondità della crisi, né le responsabilità, politiche e personali, che ci hanno portato a questo punto.

Per parte nostra vogliamo esser chiari: non crediamo a “nuovi soggetti”, a vaghi “spazi politici”, a “campi larghi”. Chiediamo piuttosto che le cose vengano chiamate con il loro giusto e democratico nome: partito politico. Crediamo quindi si debba lavorare da subito alla fase costituente di un nuovo partito della sinistra italiana. Perché in democrazia e secondo la nostra Costituzione per “organizzarsi” ed “essere riconoscibili”, oltre che per “determinare la politica nazionale”, occorre costituirsi esattamente in partito politico. Questo per noi è prioritario.
E deve trattarsi espressamente di un nuovo partito della sinistra. Questione sociale ed ecologia debbono costituirne gli architravi, ma appunto entro un progetto politico e organizzativo chiaro.

Ricostruire la sinistra italiana è un dovere. Un dovere verso noi stessi, verso la nostra società, verso la democrazia. Se si vuole contrastare la “svalorizzazione della politica” bisogna ripartire dall’ABC della politica. Un intellettuale di sinistra fra i più originali, Bhaskar Sunkara, fondatore di Jacobin, nel sul libro Manifesto socialista per il XXI secolo ricorda che “la crisi della politica è soprattutto una crisi della sinistra”. Solo affrontando e risolvendo quest’ultima si aiutano automaticamente la politica e la democrazia contro i loro nemici populisti, demagogici, di destra.

Ma per fare questo, aggiunge Sunkara denunciando i limiti di movimenti pure importanti come Occupy Wall Street e Black Bodies Matter, “abbiamo bisogno di un partito politico”, perché “un partito politico è l’anello di collegamento decisivo fra le correnti esplicitamente socialiste e il più ampio movimento dei lavoratori” e quindi anche fra questione sociale e questione ecologica.

L’esperienza mostra, conclude Sunkara, “quanto sia fallimentare costruire a casaccio una coalizione elettorale difensiva e radunare le persone nelle strade in una sorta di teatrino politico” (in Italia ne sappiamo qualcosa vero Nicola?).
Noi siamo disponibili per un progetto serio di rilancio della sinistra. Anzi vogliamo esserne protagonisti. Ma per serio intendiamo basato su presupposti precisi: autonomia di valori e di organizzazione, identità programmatica e progettuale, un’idea di un paese unito e solidale, non una tela di Arlecchino di regionalismi, infine responsabilità e credibilità dei gruppi dirigenti.