Gli occhi di tutti gli europei sono rivolti alla Gran Bretagna, dove oggi inizia la campagna di vaccinazione contro il Covid. In ballo ci sono molti interrogativi e questioni aperte. Tra queste, quella della trasparenza delle informazioni, problema centrale soprattutto nei paesi – Francia e Italia in testa – dove la reticenza a vaccinarsi è forte e che dati poco chiari possono far aumentare.

Le prime 800mila dosi, su 40 milioni ordinate da Londra del vaccino della Pfizer-Biontech, sono arrivate dall’impianto di produzione, che ha sede in Belgio, passando per Eurotunnel (ma il governo britannico ha già previsto di ricorrere a aerei militari in futuro, per evitare le code causate dal Brexit dopo il 31 dicembre). La destinazione per lo stoccaggio dei vaccini è segreta, per evitare attacchi ai furgoni. Si sono già verificati cyber-attacchi con lo scopo di perturbare le consegne (lo ha denunciato l’azienda informatica statunitense Ibm, rivelando una campagna mondiale contro la catena del freddo): c’è stato un tentativo proveniente dalla Cina contro un centro spagnolo, è stata anche presa di mira la direzione europea della fiscalità e delle dogane. E ci sono rischi di attacchi volti a rubare segreti industriali.

La trasparenza riguarda anche i finanziamenti. La Ue ha ordinato 1.800 milioni di dosi, per ora, da 5 laboratori, ed è in trattative per 2 miliardi di dosi con il colosso farmaceutico statunitense Moderna. L’Europarlamento continua a chiedere che vengano rese pubbliche le modalità di questi contratti: sono stati versati soldi pubblici, presi dal fondo di emergenza Ue dotato di 2 miliardi, prima che si conoscesse l’efficacia dei vaccini. Quanto è stato versato e a chi? La Commissione risponde che «non è nel nostro interesse rivelare ad alcuni laboratori cosa abbiamo negoziato con altri». Jean Stephenne, dirigente dell’azienda tedesca CureVac, afferma che «senza certe garanzie non avremmo investito, le industrie devono essere protette se volete che continuiamo a sviluppare le tecnologie».

La Francia, molto preoccupata per il peso dei no-vax che potrebbe compromettere la campagna di vaccinazione, «auspica che la Commissione presenti questi contratti al Parlamento europeo» ha detto Clément Beaune, sottosegretario all’Europa. L’eurodeputato Pascal Canfin (Renew), presidente della commissione Salute, chiede come sia possibile «andare avanti sui vaccini senza sapere chi è responsabile in caso di effetti secondari». Su questo fronte, la Commissione ha stabilito che se ci saranno effetti collaterali gli eventuali risarcimenti saranno a carico dei laboratori implicati. Ma ci sono “eccezioni”, che di fatto sgraveranno le aziende farmaceutiche, nel caso in cui «il laboratorio non poteva conoscere» queste conseguenze, non venute alla luce nella fase di sperimentazione clinica. Allora saranno gli stati a rimborsare.

I dati sugli esperimenti clinici dovrebbero essere trasparenti: i laboratori devono trasmetterli all’Ema (l’agenzia europea dei medicinali) e dopo l’autorizzazione di messa sul mercato saranno accessibili a tutti (sul sito dell’Ema). Per questo la Ue non ha concluso accordi con laboratori russi e cinesi, che rifiutano di trasmettere i dati. L’Ungheria ha comprato il vaccino russo, senza autorizzazione. Budapest non potrà mettere l’Iva a zero su questi vaccini, come invece è stato concesso ai 27 fino al 31 dicembre 2022 sui vaccini autorizzati.