La sinistra venezuelana si mobilita contro l’impunità. Ieri, nel corso di una imponente manifestazione, i famigliari delle vittime delle violenze di piazza del 2014 (43 morti e 800 feriti), e numerose organizzazioni per i diritti umani hanno consegnato al presidente Maduro una lettera: per chiedergli di non firmare la proposta di legge varata dal Parlamento (a maggioranza di opposizione), che porterebbe fuori dal carcere persone accusate di golpismo o di gravi reati e consentirebbe di far rientrare dall’estero banchieri fraudolenti o grandi evasori.
Ieri, il vicepresidente del governativo Psuv, Diosdado Cabello, ha chiesto che vengano pubblicati tutti i nomi dei venezuelani coinvolti nello scandalo dei Panama papers, su cui l’opposizione ha chiesto di investigare.
Intanto, la legge d’amnistia scalda gli animi sui fronti opposti. La moglie del golpista Leopoldo Lopez, in carcere per le violenze di piazza, ha denunciato all’Osa le condizioni carcerarie «inumane» in cui si troverebbe suo marito e ha chiesto la libertà degli «86 prigionieri politici» che il chavismo chiama «politici detenuti». La sottosegretaria di Stato Usa con delega per l’America latina, Roberta Jacobson si è fatta fotografare con lei e ne ha appoggiato la richiesta, sostenuta anche dal segretario generale dell’Osa, Luis Almagro, che ha intimato a Maduro di «firmare immediatamente» la legge. La ministra degli Esteri venezuelana, Delcy Rodriguez lo ha accusato di «violentare tutte le norme di funzionamento» della segreteria che rappresenta, e in questi giorni le delegazioni chaviste sono in viaggio per spiegare le proprie ragioni in vari consessi internazionali. Fra i materiali, vi sono anche filmati sulla detenzione di Lopez, leader di Voluntad Popular, che smentiscono gli allarmi della moglie.
Ieri, le destre in Parlamento hanno aperto un’altra partita nello scontro di poteri in corso: hanno approvato la legge che consente di indire un referendum contro Maduro, nonostante il Consejo Nacional Electoral abbia ribadito di essere l’unico organo abilitato a indireprocessi elettorali. In corso anche la legge per riformare il Tribunal Supremo de Justicia, ago della bilancia nel sistema presidenziale bolivariano, basato su cinque poteri. L’opposizione ha già iniziato a raccogliere le firme per il referendum, possibile per tutte le cariche a metà mandato.